Ogni volta che dico a qualcuno che il mio lavoro è viaggiare, finisco con l’essere bombardato di domande su com’è fare il giro del mondo. Di solito, poi, la gente conclude dicendo: «Sei così fortunato! Magari potessi farlo anche io, ma le responsabilità sono troppe», oppure: «Un viaggio così è troppo costoso», o ancora: «Ho paura di non conoscere nessuno durante il viaggio». Tutte le volte ascolto le stesse scuse e finisco sempre col sospirare tra me e me. So bene quanto queste giustificazioni possano trattenerci e so altrettanto bene quanto non siano fondate. Ma capisco le persone che la pensano così: anch’io ho avuto le stesse paure prima di partire. Persino sull’aereo ero nervoso. Comunque, se quattro anni in viaggio mi hanno insegnato qualcosa, è questo:

Viaggiare non è costoso. Nonostante quello che dicono le pubblicità, le agenzie di viaggi e la TV, viaggiare non è costoso. Non servono migliaia e migliaia di dollari per partire. Il motivo per cui le riviste pubblicizzano viaggi costosissimi è perché quelle sono le destinazioni che pagano per le pubblicità. Io spendo meno soldi quando viaggio rispetto a quando sono a casa. In viaggio, ho imparato a trovare voli economici, dove dormire gratis, come risparmiare utilizzando i trasporti pubblici locali e cucinare gran parte dei miei pasti. In più, non avere bollette da pagare ogni mese riduce di molto le spese: una volta che s’impara a vivere come la gente del posto, viaggiare non costerà molto.

Il giro intorno al mondo è facile da fare. Quando sono partito per la prima volta, ho pianificato e mi sono preoccupato di ogni singolo dettaglio. Alla fine ho capito che mi stavo preoccupando per niente. Tutto è filato liscio e gli altri viaggiatori, gli ostelli e la gente del posto avevano informazioni più aggiornate delle mie guide. In più, i miei piani cambiavano al cambiare delle situazioni. La lezione da imparare? Ora prenoto solo le prime due o tre notti e poi mi lascio trasportare da quello che succede. E tutto fila sempre liscio.

Il mondo parla inglese. L’inglese è una lingua globale parlata ovunque, quindi comunicare con gli altri non sarà un’impresa così difficile. Anche nei luoghi più sperduti come la Cambogia la gente del posto mastica un po’ di inglese e non sarà complicato comunicare a un livello elementare per capire come muoversi. Un suggerimento in più? Gesticolare e disegnare funzionano, alla grande. Un mio amico comunicò il suo impellente desiderio di uova disegnando un pollo e un uovo su un pezzo di carta. Qual è il succo del discorso? Con la diffusione a tappeto di film americani non ci sono problemi nel farsi capire in giro per il mondo.

Vi farete degli amici. La prima volta che ho fatto un viaggio in Europa avevo paura che non avrei conosciuto nessuno. Cosa ho fatto per risolvere il problema? Ho cominciato a chiedere alla gente che incontravo se aveva voglia di uscire. E indovinate? Funziona. La vita in viaggio è piena di altri viaggiatori nella vostra stessa situazione. Farsi amici è facile: vi sedete su un autobus o entrate nella vostra stanza in ostello e salutate. O vi unite a una partita di biliardo. Fare domande non è il vostro forte? Non c’è problema: gli altri vi chiederanno qualcosa e vi includeranno nelle loro conversazioni. Siamo tutti sulla stessa barca.

Le responsabilità sono un’illusione. La più grande paura che le persone hanno quando si parla di viaggiare a lungo riguarda le responsabilità. Ci si preoccupa delle bollette, dell’appartamento o delle cose che possediamo. Ma, appena si parte, tutte quelle preoccupazioni scompaiono. È facile, basta disdire la linea telefonica, internet, vendere la macchina, affittare l’appartamento in cui vivete. E partire. Sembra troppo facile per essere vero? La realtà è che è così semplice quanto sembra. Una volta deciso di partire, tutte le “responsabilità” svaniranno nel nulla.

Nomadic MattAlla fine, ciò che ci trattiene dal partire più di ogni altra cosa siamo noi stessi. Le nostre paure e la nostra mancanza di fiducia ci impediscono di partire, di fare quel viaggio che abbiamo sempre sognato di fare. Questa è stata la sfida più grande per me: ho dovuto prepararmi a fare il ‘salto’. Ma una volta realizzato che le paure erano solo nella mia testa, il salto mi è sembrato facilissimo da fare. E del partire è quella la parte più difficile.
Dopo il salto, realizzi che tutte le tue preoccupazioni erano inutili.
Ed è lì che comincia il divertimento.

Nomadic Matt è uno dei travel blogger più conosciuti di internet.
Nel 2006 ha lasciato casa e lavoro per un giro intorno al mondo che doveva durare 1 anno. È tornato a casa 18 mesi dopo ed è ripartito subito. È ancora in viaggio.
The 5 Myths of Travel è un suo articolo pubblicato originariamente sull’Huffington Post nel settembre 2010.
NomadicMatt è (anche) il nome del suo blog.