Comincia stasera il London Film Festival (d’ora in poi LFF), che inaugura in pompa magna due intense settimane di cinema a Londra con 360, il nuovo film di Fernando Meirelles (regista del magistrale Cidade de Deus, e The Constant Gardener) con Anthony Hopkins, Jude Law e Rachel Weisz.
Il festival è diventato un appuntamento grosso e coinvolge ormai quasi tutto il centro della città: dal South Bank a Leicester Square, da Piccadilly a Mayfair, da Covent Garden a Soho, nei giorni del LFF Londra si trasforma in una piccola Hollywood, dove è possibile incontrare registi leggendari in fila alla fermata dell’autobus, e grandi star a prendere il caffè da Starbucks (quelli che non hanno ancora scoperto dov’è Flat White).
Il programma del LFF comprende una serie di film già presentati ai vari Sundance, SXSW, Cannes, Toronto e Venezia, ma anche varie anteprime britanniche e tesori d’archivio. Non c’è un concorso vero e proprio come a Berlino & Co., ma diversi premi vengono istituti per una shortlist annunciata fin dall’inizio. All’interno del Festival vengono inoltre consegnate importanti onorificenze chiamate BFI Fellowships; quest’anno i premiati sono il regista David Cronenberg (che sarà a Londra per presentare A Dangerous Method) e il nostro beniamino Ralph Fiennes, esordiente alla regia con Coriolanus.
A differenza di altri festival per addetti ai lavori, il LFF è un festival pubblico e cittadino, democraticamente aperto a chiunque voglia comprare un biglietto per le serate di gala o per le proiezioni quotidiane di anteprime britanniche, piccoli film indipendenti, film d’archivio, cortometraggi e film d’animazione, videoarte sperimentale, ma anche e soprattutto interviste pubbliche, eventi e masterclass che richiamano nomi sempre più grossi del cinema internazionale – Seth Rogen e Miranda July saranno dei nostri quest’anno, ma vi devo dire che sono ben più contenta di incontrare il direttore della fotografia d’assalto Barry Ackroyd e il finissimo compositore Alexandre Desplat.
Oltre al cinema del 2011, il LFF ci dà l’opportunità di viaggiare nel tempo e vedere, spesso per la prima volta, i gustosissimi film dell’Archivio Nazionale del British Film Institute, che si dedica al restauro e alla conservazione di antiche pellicole di riconosciuta importanza storico-culturale. L’anno scorso uno dei punti più alti del festival fu proprio il magnifico The Great White Silence, un mediometraggio assemblato nel 1924 attraverso i filmati girati dal cameraman Herbert Ponting durante la tragica spedizione del Capitano Scott in Antartica nel 1910, restaurato con i colori originali e un’impressionante colonna sonora. Provare per credere: qui c’è il trailer (e se vi piace, il film si può acquistare in doppia edizione DVD e blu-ray nei soliti posti). Quest’anno non vedo l’ora di guardare sul grande schermo il capolavoro di George Méliès (Due anni fa il mio highlight personale del festival fu che incontrai Colin Firth e Michael Winterbottom in un baretto italiano dietro a uno dei cinema in cui sarebbero andati a presentare Genova. Colin Firth è alto e bello, e parla benissimo l’italiano – sapevatelo! Chiaro che quest’anno faccio la posta a Ralph Fiennes. Vabbè, torno a parlarvi di cose serie che è meglio.)
Pesi massimi di Hollywood a parte (We Need to Talk About Kevin, The Ides of March e Shame porteranno a Londra Tilda Swinton, George Clooney e Michael Fassbender) l’hype si sente fortissimo specialmente per i film internazionali, in genere piuttosto difficili da reperire nei circuiti cinematografici inglesi: L’Artiste (Francia, un film moderno ma muto e in bianco e nero), Alps (Grecia), Alois Nebel (Rep. Ceca), Las Olas (Spagna), Once Upon A Time in Anatolia (Turchia, vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes), The Black Power Mixtape 1967-75 (Svezia), Volcano e Brim (Islanda).
Noi di NBM portiamo una bandiera tricolore per Emanuele Crialese che sarà qui in persona per presentare Terraferma, Alice Rohrwacher con Corpo Celeste (tra i film nominati per il premio Sutherland dedicato ai registi esordienti), e Nanni Moretti con Habemus Papam – tre film italiani che non potrebbero essere più diversi tra loro, e tutti ancora inediti in Gran Bretagna. Siamo curiosi di vedere come reagirà il pubblico londinese, dal momento che la visione britannica dell’Italia tende a essere compresa tra due poli: da un lato i vecchi e romantici film di James Ivory – “una volta qui era tutto Chiantishire” – e dall’altro le notizie sempre più grottesche che arrivano dallo stivale – “è tutto un bunga bunga”. E siamo soprattutto contentissimi di vedere il nuovo film di Paolo Sorrentino This Must Be The Place, dopo il grosso successo de Il Divo, che turbò e sbalordì parecchi inglesi al LFF del 2008 – metà del pubblico si chiedeva: “ma sarà tutto vero?” e l’altra metà: “ma chi è questo piccolo Scorsese e, soprattutto, perché non abbiamo mai visto i suoi film prima d’ora?”
E quindi, cari lettori, NBM è a Londra per raccontarvi tutto del LFF: con tutta questa pioggia inglese, meno male che si va al cinema! Mentre noi andiamo a toglierci i bigodini, prepariamo gli abiti da sera, e scegliamo un ombrello elegante, voi seguiteci su Facebook, twitter e tumblr per brevi aggiornamenti quotidiani sul programma, i red carpet, e le star. Ci risentiremo su queste pagine tra una settimana per recensioni ragionate e commenti.
Irene Musumeci