Milano – Lyon. Il treno si muove puntuale alle 6.00. La carrozza è praticamente vuota, si riempirà solo un’ora più tardi grazie ad alcuni studenti torinesi in gita verso Parigi. Mi addormento sulla cadenza delle vocali aperte dell’accento torinese perchè appena riapro gli occhi mi accorgo che siamo quasi in territorio francese. Un paio di fermate ancora e siamo alla Gare Saint-Exùpery, caratterizzata dal classico “scheletro organico” tipico delle opere di Santiago Calatrava. Grazie ad una comodissima navetta che collega la stazione-aeroporto con la città, in poco meno di mezz’ora siamo in centro. Non so cosa aspettarmi da questa città, la scelta è stata pressochè casuale. Non troppo distante, ma nemmeno troppo vicina. Raggiungibile con un costo decisamente abbordabile. Il micro viaggio di avvicinamento è stato semplice e rapido. Il cielo è lattiginoso, il vento amplifica il freddo già impegnativo di per sè, ma le sensazioni sono buone.
Vieux Lyon. Lasciate le poche cose in albergo, giusto il tempo di trangugiare un panino camminando e arriviamo all’appuntamento in Place Bellecour per il tour guidato che ci porterà a scoprire le bellezze della Vieux Lyon. Nascosto dietro le migliaia di porte che si affacciano sulle strette strade medievali di lì a poco ci si aprirà un mondo: i Traboules. La nostra guida, Annelise, è un’energica signora che parla 4 lingue e sembra non stancarsi mai. La prima tappa è la chiesa di Saint Jean-Baptiste de Lyon dove si trova un bellissimo orologio astronomico. Si metterà in azione in pochi minuti per cui corriamo all’interno della chiesa giusto in tempo per avere due parole di spiegazione e poi vedere all’opera questo prodigio di orologeria meccanica. Ci fermiamo un attimo all’interno per ascoltare Annelise, solo perchè fuori fa un po’ freddo, ma poi si riparte a spron battuto entrando ed uscendo dai mille passaggi che tagliano l’isolato mediavale tipico di questa parte di città. I Traboules, appunto. Alcuni di questi passaggi sono segnalati con targhe, altri non meno belli li possiamo apprezzare grazie alla competenza della nostra guida che non si ferma davanti a niente e nessuno. Apparentemente suona campanelli, compone codici alfanumerici su tastierini e si infila dietro abitanti che rientrano in casa. Noi dietro, diligenti. Scale a chiocciola ripidissime, logge e balconi, decorazioni e colori accesi sono lo spettacolo che si nasconde dietro pesantissimi e scurissimi portoni in legno. Sembra di essere in un labirinto, ma dopo due ore di giro ci ritroviamo praticamente dove siamo partiti, un po’ infreddoliti ma decisamente soddisfatti. Ci rifugiamo in una creperie per scaldarci un po’ e per assicurarci di non non dover amputare le dita dei piedi per un principio di congelamento. Il tempo di mangiare e riprendere confidenza con la circolazione sanguigna e decidiamo di tornare in albergo. La sveglia al mattino è suonata alle 4.30 e la stanchezza comincia a farsi sentire. Per la cena abbiamo prenotato; è sabato sera e non si aveva voglia di dover girare cercando da mangiare con la temperatura sotto lo zero e il vento freddo che ti schiaffeggia in continuazione. La scelta è caduta su Toutes Les Couleurs. Azzeccatissima, posto molto carino e cucina molto curata. Sarà inoltre l’inizio di una due giorni dedicata al sidro! Dopo cena camminiamo scendendo lungo la strada, ripidissima, verso l’Opera di Jean Nouvel per arrivare dopo poco verso “casa”.
Croix-Rousse. La domenica sarà il nostro giorno intero da sfruttare e visto che il meteo prospetta neve ne approfittiamo prima che la situazione peggiori. Facciamo una lunga passeggiata per il quartiere Croix-Rousse, fino a salire in cima alla collina per poi ridiscendere costeggiando la Saona. La vista della città dall’alto è impagabile e il fascino delle città fluviali a Lione è raddoppiato perchè qui ci si trova di fronte a La Confluence, ovvero il punto dove la Saona si getta tra le acque del Rodano. Il centro città pertanto si sviluppa su una lingua di terra relativamente stretta, racchiusa tra lo scorrere dei due fiumi. Una volta arrivati sul lungo fiume, torniamo verso la città vecchia e vista la temperatura e la neve che si fa sempre più fitta decidiamo di visitare il Museo delle Miniature. Si entra al piano terra e poi si segue un percorso che si snoda salendo sui vari piani di un bellissimo edificio del centro storico, la Maison des Avocats. All’interno trovano posto alcune delle scenografie miniaturizzate utilizzate durante le riprse di diversi film hollywoodiani, alcuni dei più famosi costumi, armi, armature, accessori. Persino l’immagine usata per il funerale di Warwick Brown! Salendo per i vari piani, si viene risucchiati in una realtà tanto piccola quanto curata nei dettagli; delle ambientazioni studiate e realizzate con una maestria senza uguali da Dan Ohlmann. Alcune delle realizzazioni sono stupefacenti e non abbiamo resistito alla tentazione di creare l’illusione scattando fotografie ravvicinate. Per cui se ve lo state chiedendo, no, non sono ambienti reali, sono tutti modellini!
Per il pranzo optiamo per una crepe salata poco distante dal museo. Ci fermiamo al Cafè de la Ficelle. Con il poco francese che mastico cerco di capire se c’è posto, riesco a comprendere il oui, ma poi entriamo in una spirale nella quale mi limito a dire merci senza un senso compiuto. Errore mio: meglio mettere in chiaro subito che non si parla la lingua, anche perchè al tavolo a fianco una famiglia inglese interloquisce senza problemi. In inglese. Proseguiamo il nostro giro lungo Rue Saint George e ci imbattiamo in un negozio, Les Ateliers de Marinette, che vende oggetti a cavallo tra antiquariato e modernariato: vecchie scatole di metallo, cartoline, insegne, lampade, quaderni, manifesti e un enorme mobile pieno di caratteri tipografici in legno. Non potevamo resistere ad avere il nostro logo fatto con vere lettere da stampa. Il negozio è questo, e abbiamo trovato un ragazzo molto giovane, disponibile e competente ad accoglierci. Vivamente consigliato. Un altro museo che vale la pena visitare è il Museo della Stampa. Uno di quei piccoli musei dove però si può scoprire un mondo intero. Esemplari molto belli e molto ben conservati di libri antichi, macchine per la stampa, e più in generale dove si può vedere l’evoluzione e la storia dei caratteri e della tipografia, di come si sono avvicendati nel tempo e di come sono nati. Da Gutenberg al Mac Classic. Per la sera cena al Royal Indien, ristorante molto piccolo ma con un ottimo rapporto qualità prezzo accompagnato dalla tipica gentilezza del popolo indiano.
La Cité Industrielle. Lunedì, abbiamo deciso di visitare il museo urbano Tony Garnier. Consapevoli del fatto che avremmo trovato chiuso il punto informativo e l’appartamento conservato che in realtà si potrebbe visitare, abbiamo deciso comunque di fare un giro nel quartiere Etats-Unis. Si tratta infatti di un vero e proprio museo a cielo aperto. Gli edifici, realizzati tra il 1919 e il 1933, riprendono la concezione dell’architetto lionese della sua idea di città industriale. I grandi murales, dipinti a metà degli anni ’80, ripercorrono la storia di quel progetto e le idee visionarie che stavano alla base di tutto l’intervento. Patrimonio dell’UNESCO dal 1991, vale la pena passarci un po’ di tempo per vedere un pezzo di città così com’era, e così come si è conservata grazie alla partecipazione di tutti i cittadini. Non è forse una delle prime mete che normalmente si trovano segnalate, ma noi ci sentiamo di consigliarla. Riprendiamo il tram e torniamo verso il centro, diretti alla funicolare. In pochi minuti siamo di nuovo in collina, la collina di Fourvière. Sulla sommità si staglia il profilo della Basilique du Notre Dame de Fourvière, tipico esempio di architettura del XIX secolo, attualmente chiusa per restauri, ma riaprirà il prossimo 9 marzo. Ormai siamo quasi agli sgoccioli, il tempo di mangiare le ultime crepes, una salata e una dolce (anche qui sorvoliamo sull’entusismo che mi spinge a parlare francese anche quando evidentemente non lo conosco) e poi ci mettiamo in cammino verso la stazione, il treno e la via di casa. Il weekend è finito ed è stata una vera boccata di ossigeno. Au revoir Lyon!
Alcune note pratiche:
- la navetta Rhone-Express se prenotata tramite il loro sito permette di risparmiare qualche euro.
- le fermate della metropolitana, in special modo per la parte del centro, sono relativamente vicine. A volte è consigliabile fare due passi a piedi piuttosto che cambiare linea.
- la Lyon City Card può essere conveniente, valutate bene però quanti viaggi e quanti musei intendete visitare. Anche in questo caso, online si risparmia qualcosa.