Quello che segue è il racconto del viaggio più incredibile che abbia mai fatto. Una volta sono stato al seguito di una band che suonava ad un Festival Internazionale. E voi? Qual è stato il vostro viaggio più incredibile?
Un giorno mi chiama Paolo e mi chiede se ho voglia di accompagnare lui e la sua band per una data in Romania. Non aveva nemmeno finito di parlare che già avevo detto di sì. Sarebbe stato un viaggio massacrante, mi aveva avvisato, tutto in 48 ore. Partenza da Roma, trasferimento sul luogo del concerto, ripresa del concerto e poi partenza di nuovo per l’Italia, il pomeriggio successivo. Sarà il mio viaggio Rock’nRoll, mi dico, non mi capiterà mai più un’occasione del genere. Ufficialmente compaio come una specie di roadie, aiuto nel trasportare gli strumenti o parti degli strumenti, in particolare pezzi della batteria di Paolo. Loro, i Klimt1918, sono in 4, poi ci sono io e il loro tecnico del suono. Si parte da Roma all’alba, prendiamo un taxi in direzione Fiumicino in 3, più piatti, rullante e una valigia di dimensioni epocali con dentro altra strumentazione, la chitarra di Marco, i nostri bagagli personali. Arriviamo in leggero ritardo e dobbiamo correre all’imbarco. Lungo il corridoio Paolo porta a mo’ di zaino i suoi piatti e visto da dietro sembra una delle tartarughe ninja pronta fare un balzo! Saliamo sull’aereo appena in tempo, destinazione Bucarest. Il volo è tranquillo e in men che non si dica siamo caricati su un pulmino dell’organizzazione. Noi e tutti i bagagli. Il festival dove suoneranno si trova sulla costa orientale, dopo Costanza, sulle sponde del Mar Nero, praticamente al confine con la Bulgaria: Vama Veche. Il trasferimento non sarà breve, è più o meno mezzogiorno e dovremo stare in macchina per almeno 4 ore, forse qualcosa in più. Aggiriamo la capitale rumena e ci infiliamo in autostrada per raggiungere Costanza. La periferia di Bucarest è un continuo alternarsi di vecchio e nuovo, capannoni dall’aria dimessa e insegne fiammanti della Dacia, ormai divenuta Renault. Quando prendiamo l’autostrada per un attimo mi sembra di essere sul set del video dei Chemical Brothers (1), solo che sono in macchina anzichè in treno. Il viaggio si rivela un po’ più lungo del previsto e quando arriviamo al nostro albergo a Mangalia, sono quasi le 17. L’organizzazione ci da appena il tempo di scaricare il furgone e poi siamo di nuovo in strada in direzione del festival. Ho il pass e un braccialetto che mi permette di andare ovunque, solo ora mi accorgo che i vetri del furgone sono leggermente oscurati. Nello spazio antistante i palchi ci sono poche persone che girano, noi mangiamo qualcosa al bar dell’organizzazione. Più che altro divoriamo le salamelle e il pane, perchè non abbiamo mangiato niente per tutto il viaggio. Usciamo dal recinto del festival e facciamo due passi in questo posto di mare che sembra uscito da un film americano degli anni ’70. Non so bene perchè, ma la sensazione è quella di vedere la California di Big Wednesday (2). Non ci sono surfisti, non ci sono onde, solo una grande spiaggia e infiniti bar che si stendono lungo la costa a perdita d’occhio. Ci richiamano, dobbiamo tornare in albergo. Torniamo sul pulmino, torniamo in albergo a riposare un attimo. Il tempo di una doccia e i Klimt1918 ne approfittano per fare un prova estemporanea. Suoneranno molto tardi, appena prima dei Dandy Warhols (3), intorno alle 1.30 a.m. Ci vengono a chiamare, dobbiamo caricare gli strumenti e portarli al festival, montare e fare un minimo si soundcheck. Quando arriviamo, nei pressi del palco, ci sono un sacco di persone sulla strada, quando il furgone entra nello spazio destinato allo scarico vedo centinaia di facce che cercano di sbirciare dietro i finestrini oscurati. Io lo so che non sono nessuno, che non suonerò, che non salirò sul palco se non per fare qualche ripresa del concerto, eppure ho l’adrenalina a mille. Immagino come si sentano gli altri. Scarichiamo la roba, c’è un camerino con il nome della band, un frigo con le birre (il festival è sponsorizzato da una nota marca olandese). Aiuto Paolo a montare la batteria del secondo palco che viene tenuto nell’oscurità mentre un’altra band suona sul primo. Montiamo, corriamo, io sono sempre più eccitato dalla cosa. Poi finalmente utilizzo la Maglite che tengo attaccata alle chiavi dal 1988: come tutti i roadie che si rispettino, mi infilo la torcia in bocca e stringo il dado attorno a una vite. I piatti sono montati. Ci siamo quasi, i soliti problemi di suono come credo ci siano sempre in queste occasioni. Manca pochissimo, le luci dell’altro palco si spengono. Qualche secondo e ci siamo. Prendo la mia telecamera e quella specie di supporto steadycam che mi sono costruito, comincio a riprendere. Le luci sono basse per la mia attrezzatura amatoriale, continuo a spostarmi da una parte all’altra del palco. Marco prende il microfono, canta, ringrazia, parla. 30, 40 minuti e stiamo già smontando, stanno arrivando i Dandy Warhols, gli headliner. Mentre noi smontiamo sentiamo un altro gruppo, quando abbiamo finito arrivano loro con il loro successo planetario e tutti cantano. E’ tutto finto, saranno le tre e una fiumana di gente si dirige verso la spiaggia. un momento, e gli strumenti? nessuna se la sente di lasciarli incustoditi in uno ricovero per attrezzi, per cui rimontiamo tutto sul furgone e riportiamo tutto in albergo. Poi di nuovo a Vama Veche, sulla spiaggia. Paolo ed io facciamo il viaggio, gli altri ci aspettano da qualche parte sulla sabbia. Le 4 del mattino, gente da tutte le parti, ragazzi che erano la festival, musicisti. Raggiungiamo gli altri, sono ad un tavolo con alcuni Dandy Warhols, il cantante Courtney Taylor-Taylor è un americano di Porland, Oregon come uno si aspetta un americano di Portland, Oregon. Enorme. Ha visibilmente ingurgitato grandi quantità di alcolici, parla a raffica e di tutto, della Romania, degli amici italiani. C’è anche sua moglie, un po’ più sobria. Dice che devono andare a Venezia e le lascio il biglietto da visita di un ristorante che conosco, l’avevo per caso nel portafogli. Mi ringrazia tantissimo e dice che quando passo da Portland (sì certo, magari allungo un attimo dopo Caronno Pertusella…) devo chiamarli e sarò loro ospite. Dubito che domattina vi ricordiate della mia faccia, ma grazie lo stesso per il pensiero. Arriva l’alba, vediamo il sole salire dal mare ed è tempo di andare a prendere il furgone per tornare in hotel, sono le 7. Il tempo di dormire un’ora, poi doccia per tentare di lavare via la stanchezza, e di nuovo sulla strada, meno di 48 ore dopo, per raggiungere l’aeroporto di Bucarest.
Si torna a casa. Rock’nRoll!
note:
(1) Star Guitar – da “Come with us – Chemical Brothers” [2002] regia di M.Gondry
(2) “Un mercoledì da leoni” regia di John Milius, non so perchè mi venne in mente allora mentre camminavamo sulla spiaggia. L’atmosfera però era la stessa, almeno a mia memoria. Poteva andare bene anche come paragone l’inizio di The Doors, di Oliver Stone, quando Val Kilmer accenna le prima canzoni sulla spiaggia. Insomma quella luce lì.
(3) Originari di Portland, Oregon hanno raggiunto il successo mondiale grazie ad una campagna pubblicitaria di una compagnia telefonica. Non ho avuto notizia del fatto che fossero andati al ristorante veneziano che avevo consigliato loro.
la foto in homepage è di Dragos Czinjepolschi