Eat, Play and Laugh: la dolcezza della Pavlova

09 Apr 2013, Posted by in Destinazioni,Mangiare,Music, 2 Comments. Tagged , ,

Eat, Play and Laugh: la dolcezza della Pavlova


Se potessi scegliere una stagione in cui vivere per sempre, sceglierei l’autunno in Nuova Zelanda. Ovunque nel mondo la mia decisione ricadrebbe sull’autunno kiwi: lo porterei con me ovunque. L’autunno è il momento della natura che sento più umano, più in dubbio, in bilico: la stagione che mi sembra più fragile.

Hai presente quando ti svegli e quella infinita malinconia, che non vuoi sapere da dove arriva, ti prende e vorresti stare a letto tutto il giorno a guardare il vento soffiare le nuvole che sono così veloci che se fossero pensieri sarebbero solo confusione, sarebbero come la nebbia. Densa, ma fastidiosamente impalpabile? Esatto, hai capito. Come correre fortissimo nei sogni, ma restare fermi. E sorridendo ti viene da dire: non mangeresti una schifezza, né in autunno, né nei tuoi sogni.

Torta Pavlova: un dessert di imbarazzante dolcezza

Questo dolce della festa è il dessert più famoso in Nuova Zelanda. Se vieni da queste parti, almeno una volta devi provarlo, o guardarlo così da vicino da assumerne, solo con uno sguardo, le migliaia di calorie di cui è composto. La Pavlova è un’enorme meringa che ognuno può guarnire a propria scelta: frutta fresca e secca, creme variopinte di tutti i gusti e i sapori, panna montata, cioccolato al latte, fondente e, perché no, liquore. E chi più ne ha più ne metta. La cosa più importante è che sia colorata e, come tutti i dolci, produca “gioia” in chi lo mangia, o anche solo lo prepara.

La Pavlova è anche un dolce conteso tra Nuova Zelanda e Australia. Entrambi dicono di esserne stati “gli inventori”, ma io devo necessariamente essere di parte e quindi: la leggenda racconta che nel 1926 la famosa ballerina russa Anna Pavlova – considerata un’ ambasciatrice della danza nel mondo per essere stata tra le prime a portare questa arte ovunque – si trovava in tournée in Nuova Zelanda. Qui, per rendere omaggio alla sua bravura, uno chef di Wellington si inventò questo dolce di meringa che voleva rappresentare il bianco, morbido e gonfio tutù che la Pavlova indossava nelle sue esibizioni.

Ma veniamo alla sua preparazione: non particolarmente complicata, considerando che ovunque vengono vendute “puffose” meringhe di tutte le dimensioni da guarnire a piacere. Se proprio ci sentiamo chef, allora possiamo preparare anche la meringa. Una volta terminato l’inserimento di tutte le leccornie extra, mettiamo il tutto in freezer e lasciamo riposare fino a una decina di minuti prima di servire.

(Lo chef neozelandese Peter Gordon sul NZ Herald dispensa qualche consiglio per ottenere la Pavlova perfetta)

Lone Kauri Marlborough Sauvignon Blanc 2011

Adesso, avrei dovuto parlarvi di un vino dolce, un vino da dessert e invece no. Ma l’altro giorno mentre facevo spesa, la mia attenzione è stata attirata da una bottiglia di Sauvignon Blanc con disegnato sull’etichetta un Kauri. Il Kauri è uno degli alberi più grandi e antichi al mondo, paragonabile alle sequoie californiane: si possono trovare Kauri con una circonferenza di oltre 10 metri e alti più di cinquanta. Questi giganti si trovano nell’Isola del Nord, che un tempo ne era abbondantemente ricoperta. Purtroppo l’indiscriminato taglio per la vendita del prezioso legname da metà dell’Ottocento e per almeno un centinaio d’anni ha abbassato la presenza di questa meraviglia della Natura. Poi, alla poca intelligenza umana si è aggiunta la sfortuna e una malattia dell’albero, a cui ancora non si è trovata una cura, ha ucciso migliaia di Kauri negli ultimi 10 anni. Un cartello sotto la fila di bottiglie di vino diceva: Keep Kauri Standing. Io i Kauri li ho visti, sono maestosi, emozionanti, indescrivibili… e allora al diavolo il vino dolce e sosteniamo questi alberi.

Questo vino è un Sauvignon Blanc: il più buono che viene prodotto in Nuova Zelanda e ha un profumo pazzesco di limoni maturi e autunno. Perfetto con il pesce e soprattutto con le cozze (che qui sono gigantesche), non c’entra nulla con i dolci, ma Coopers Creek Vineyard ha deciso di produrre una limitata serie di bottiglie con l’etichetta di sensibilizzazione al problema dei Kauri e su cosa possiamo fare per aiutare a preservarli. Ne valeva la pena.

Annah Mac, Home

Poi esci dal negozio, il cielo ha cambiato ancora colore e ti fermi a guardare. Ancora imbambolato, ti lasci prendere dalla radio, che trasmette questa canzone: Home. Annah Mac canta di voglia di tornare casa, o forse semplicemente di trovare la propria direzione verso casa, ovunque sia. Questa ragazza viene da Tokanui, un paesino a 59 km da Invercargill, la città più a sud della Nuova Zelanda, e nel 2011 ha pubblicato il suo primo disco, Little Stranger, che è diventato subito un successo di vendite e ha portato Annah a essere con uno dei suoi brani, Girls in Stiletto, tra i 5 finalisti dell’APRA Silver Scroll – il premio più importante e ambito per gli autori in Nuova Zelanda.

Quando ho sentito Home la prima volta non conoscevo ancora Annah Mac, stavo guidando e ho dovuto accostare a bordo strada perché mi tremavano le gambe. La voce, l’arrangiamento, le parole? Non lo so, è successo. Ho cercato di spiegarmi più volte come mai, cercando risposte diverse e non sono mai riuscito, o non ho mai voluto darmi una risposta. Senza ombra di dubbio è l’autunno la mia stagione preferita. E il cielo sopra Auckland in autunno è un regalo che Dio ha fatto agli uomini perché sapessero dov’è casa, mentre la macchina è ferma a bordo strada e Annah Mac canta con quella voce che da sola è, appunto, home.

Info: Keep Kauri Standing - www.kauridieback.co.nz

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Eat, Play, Laugh è una rubrica ideata e cucinata da Paolo Re, musicista e contastorie che un anno fa ha lasciato Milano per trasferirsi ad Auckland, Nuova Zelanda. MyFamilyGoesTo è il suo tumblr e vale di certo la pena seguirlo.

  • paolo

    ah

  • Angelo – Exploremore.it

    Curiosità: a parità di prezzo, quali sono i vini più venduti nei supermercati neozelandesi? Quelli con un albero sull’etichetta. Non è uno scherzo. E forse neanche un bene.

http://www.nobordersmagazine.org/wp-content/themes/press
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