Tempo fa ci eravamo occupati di biciclette, di ciclostoriche per la precisione, con i nostri due reportage da Gaiole in Chianti per la ormai celeberrima Eroica. Poi è successo che l’anno scorso ho comprato un telaio e dopo 365 giorni giusti giusti, è diventato una bicicletta vera. A quel punto era necessario un battesimo della strada, e quale migliore occasione di una ciclostorica sulle strade di Fausto e Serse Coppi?
Detto fatto, mi sono iscritto a La Mitica, tappa n°6 del Giro D’Italia d’Epoca.
75 km tra i colli tortonesi, che alla vista sembrano dolci e che invece inspiegabilmente, una volta montati sulla bicicletta diventano più aspri del Cerro Torre. Il paesaggio è davvero di una bellezza strabiliante, e se non fosse per il fatto che tutte le mie attenzioni erano concentrate sull’aggrapparmi alle ultime forze che mi restavano in corpo, forse avrei anche potuto scattare qualche foto. Questo è il motivo per cui non troverete immagini degne in questo articolo. Fortunatamente ci hanno pensato altri a rendere il giusto tributo a questa terra. Sono partito con il terrore della foratura. Ero convinto che mi sarei ritrovato dopo poco a cambiare il tubolare sventrato e invece nonostante alcuni tratti con i ciottoli più grossi che avessi mai visto, miracolosamente non ho forato. In compenso, ho avuto altri problemi, non ultimo la sella che dopo la parentesi sterrata ha cominciato a muoversi in modo piuttosto fastidioso. Ma sono arrivato in fondo. Diciamo pure che con il mio scarso, per non dire inesistente, allenamento è stata quantomeno una scelta azzardata, ma è stata un’esperienza positiva sotto molti aspetti, anche e soprattutto sul non commettere errori per la prossima volta.
Il primo errore è l’allenamento.
La mancanza di allenamento.
Qualcuno ha detto che non esistono salite troppo dure, c’è che non ci si è allenati abbastanza. Ed è la sacrosanta verità. Non è una gara, non c’è nulla in palio, non c’è competizione, non ci sono tempi da bruciare, ma in bici bisogna andare, se no è tutta sofferenza ed è sicuramente meno gratificante. Andare in bicicletta ti insegna molte cose, una maestra di vita severa ma leale, che se “studi” ti premia, ma se non sei pronto non esita a prenderti a ceffoni in pieno viso senza nessuna pietà. E’ così che ci sente la prima volta che sei costretto a scendere per andare a piedi, quando senti che le gambe non possono spingere un millimetro in più quella corona. Confesso che sono andato in crisi prestissimo e praticamente su tutto: sulla salita ovviamente, ma anche in discesa, quando le ruote girano veloci più di quanto potessi immaginare e ti aggrappi ai freni con il pensiero fisso: avrò regolato bene i cavi? In pianura, quando devi solo far girare le gambe e andare dritto, ma il rettilineo davanti a te sembra non finire mai. Poi c’è il vento, c’è il sole, la sete, la fame. Messa così sembra tragica, invece alla fine è stata una soddisfazione, anche solo riuscire a passare quello striscione con la scritta ARRIVO. Era bellissimo vedere tutta quella gente radunata alla partenza nel piccolo borgo di Castellania, con tutte quelle maglie colorate che portano alla memoria un sacco di ricordi, tutte quelle biciclette, alcune davvero bellissime e pregiate. Le strade, poi, così poco battute dalla auto che sembravano una perfetta pista ciclabile da ripetere più e più volte, non appena si trovi il tempo per una gita. La scoperta di un territorio che non si conosce, forse è anche questo il merito delle ciclostoriche. Poi forse alcune cose non hanno funzionato alla perfezione, ma non credo sia facile organizzare una macchina così complessa. La parte incosciente di me ripartirebbe domattina, tanto è stato bello.
NdA:
1 il riferimento a Malabrocca si deve semplicemente al fatto che sia passato alla storia come la maglia nera del giro, ossia dell’ultimo in classifica. Conoscendolo meglio, quella di Malabrocca non era mancanza di mezzi atletici, visto che ha vinto parecchie gare, è stato campione italiano di ciclocross più volte, ma una scelta dettata dall’intelligenza che di certo non gli mancava e che gli aveva fatto capire che arrivare ultimo gli avrebbe permesso di guadagnare più soldi e generi alimentari del primo classificato.
2 Vorrei inoltre ringraziare Danila (n°186) e Christian (n°69) che mi hanno accompagnato, spesso aspettato, e quindi permesso di arrivare fino alla fine.
3 un altro ringraziamento va a Nicola, per avermi in qualche modo trasmesso questa passione con i suoi racconti.