Vorrei girare la testa, voltarmi, guardare all’insù ma non posso. La discesa è ripida e le curve strette. Esco dal traforo del monte bianco e intravedo il ghiacciaio. Una coltre di ghiaccio che si spinge così vicina, che magari se apro il finestrino riesco a toccarla. Ovviamente non è così, ma la sensazione di vicinanza è forte ed è bella. Scendiamo a valle e puntiamo a nord. Autostrada, poco traffico, paesaggio che si fa sempre più francese. Più dilatato, più verde. La nostra meta è un punto di passaggio, una sosta. Più o meno tre quarti del viaggio, ci sembra meglio così. Lasciamo l’autostrada, tagliamo per raggiungerne un’altra attraverso una statale. È quasi sera, pomeriggio tardo. Davanti a noi solo pianura e poi improvvisamente, con la stessa forza e lo stesso magnetismo di una montagna le guglie di Chartres. Non era previsto, ma non possiamo passare oltre. Non puoi non fermarti a Chartres, al tramonto, fosse anche solo per un’ora. È la Cattedrale.
Il sobborgo di Le Mans, impareremo poi, è uguale a quello di tutte le città medio piccole che incontreremo. Che poi in Francia sono tutte città medio piccole, esclusa Parigi e forse Marsiglia. I soliti hotel prefabbricati, le solite catene di ristoranti, specialità grill e hamburger e ovviamente crepes. L’F1 dove dormiamo è un posto abbastanza surreale, ma funzionale allo scopo di una breve sosta di passaggio. Di nuovo in strada puntiamo alla bassa Normandia, il nostro viaggio bretone parte con uno sconfinamento.
Le strade sono strette, ogni tanto si incontra un villaggio, poi ancora strade che tagliano campi. Mucche al pascolo e colline verdi. Seguiamo ciecamente le indicazioni, anche se non vediamo numeri civici né tanto meno nomi delle vie. Il villaggio che cerchiamo sulle nostre carte non c’è, sulla nostra guida non c’è, una ragione ci sarà. Finalmente un cartello e il nome giusto Cormolain. Il tempo di leggere mentalmente le ultime due lettere e siamo già oltre, ancora campagna. La strada sembra essere quella giusta, vediamo case e qualche numero che progressivamente sale. Fino ad arrivare a quello che cerchiamo. Corinne non ci aspetta – il nostro sms arriverà qualche ora dopo di noi, qui in mezzo la copertura non è proprio perfetta – ma ci apre il cancello.
Il nostro viaggio “ufficialmente” comincia da qui, da Cormolain, nella bassa Normandia e comincia subito. Il tempo di lasciare i bagagli e prendere la strada di Bayeux. Ci aspetta una cattedrale, una delle tante di questo viaggio e il famoso Arazzo. La Cattedrale di Notre-Dame è bellissima, imponente ma leggera come solo sanno essere le costruzioni gotiche francesi. Anche se in quanto a bellezza gotica nulla potrà competere con la chiesa di Saint Pierre sur Dives, dipartimento di Calvados. Un piccolo consiglio valido crediamo per tutta la Francia: ingozzatevi di crepes. Se passate per Bayeux provate quella alla “creme de citron” dell’Insolite in rue de cuisiniers,18. Sempre a Bayeux fatevi fare un ritratto da Philippe, usa tecniche e macchine antiche che trasudano fascino e storia, niente megapixel. Noi l’abbiamo fatto e ne vale davvero la pena.
Come si diceva siamo in Bassa Normandia, ma pur sempre Normandia. Il richiamo di Omaha Beach non si può ignorare, così come la nostra passione per i cimiteri. Quello americano, bianco e verde, le lapidi diversificate solo per il credo religioso (croci e stelle di David). Camminiamo in mezzo a molte altre persone. Qualche americano turista e qualche americano che si avvicina invece alla lapidi con intenzioni più intime. Leggo nomi e date. Così come leggo e nomi e date nel cimitero tedesco, qualche kilometro più avanti, a La Cambe. Lo stesso verde, le lapidi, in pietra scura tutte uguali, divise tra due nomi. Una cosa che hanno in comune, oltre al prato, è che tra la data di morte e quella di nascita nella maggior parte dei casi non ci sono più di vent’anni. A volte nella vita non va sempre tutto bene.
Lasciamo la bassa normandia e ci dirigiamo verso Brest, dipartimento di Finistere. Lungo la strada uno dei monumenti più visitati al mondo, Le Mont Saint Michel. Patrimonio mondiale dell’Umanità, posto suggestivo per la sua caratteristica costruzione su un’isola tidale, in estate è letteralmente preso d’assalto. Le stradine interne si intasano di gente e i negozi che vendono souvenir pacchiani e crepes preriscaldate non aiutano. È un posto bellissimo che si fa odiare rapidamente. Probabilmente ad aprile sarebbe meglio, ma non ne sono tanto sicuro. Facciamo tappa a Saint-Malo, finalmente in Bretagna. Ci fermiamo poco, giusto il tempo di camminare per le strade Intra Muros e per raggiungere a piedi la tomba di Chateubriand sull’île du Grand Bé. È pomeriggio inoltrato e la marea non tarda a salire, qui tra l’altro è uno dei posti in cui l’escursione è più alta. Ci rimettiamo in marcia e verso sera arriviamo finalmente a Brest.
Un mio amico che conosce bene la Francia mi aveva detto che Brest era prescindibile e così noi la ignoriamo per quasi tutto il tempo. Attratti più dalle scogliere di Ploumanac’h e dal Sentier de Douanier, dal pontile di Roscoff e il suo sidro tipico con l’ennesima crepe, alla crema di marroni questa volta. Ci spingiamo a Point Saint Mathieu, saliamo sul faro e camminiamo in mezzo ai resti dell’abbazia scoperchiata e consumata dal tempo. Pranziamo con un panino alla plage de Illien e decidiamo di dare una possibilità a Brest. In realtà non è proprio così, vedremo comunque poco, arriviamo tardi per una interessante mostra al Museo della Marina, ma riusciremo a comprare il catalogo e passeremo gran parte del pomeriggio ammirando foche, pinguini e pesci con la faccia di pietra. Dobbiamo fare i bagagli nuovamente, la mattina seguente abbiamo il traghetto per Ouessant e si parte presto.
L’isola di Ouessant è la più grande dell’arcipelago dell’Ile Molene, il territorio più occidentale della Francia se si escludono i possedimenti oltre mare. È lunga al massimo 8 km e larga 4, è un territorio piccolo, che emana grandi emozioni e per questo merita una trattazione più approfondita. Ne riparleremo.
Attracchiamo al molo di Brest, con il sole che comincia a scendere dietro di noi. Riprendiamo la macchina per scedere un po’ più a sud. Poco prima di Quimper, prendiamo una statale che si inoltra nella campagna. Non manca molto alla nostra ultima tappa, Ploneur Lanverne. Arriviamo stanchi per il viaggio e per la sensazione che Ouessant ti lascia addosso. Ci vorrebbe qualcosa di bello, di così bello subito. Quimper non è paragonabile a un’isola sperduta nell’Atlantico ma è una di quelle cittadine che si fa amare da subito. Non sai perchè esattamente, ma ti lascia addosso un che di familiare che fa stare meglio. La Cattedrale di Saint Corentin, le ceramiche e uno spettacolo serale di danze e canti bretoni ci confermeranno giorno dopo giorno la prima positiva sensazione. Le crepes mangiate in Place au Beurre saranno tra le più buone di tutta la vacanza. Compriamo tazze da sidro, faïence di Quimper, per acquistare qualche bottiglia invece ci penseremo qualche giorno più tardi. Siamo nel cuore della bretagna e non possiamo non andare a Concarneu e Carnac. I monoliti sono affascinanti così come la cittadella, ma l’affluenza estiva così come per Le Mont Saint Michel tende ad appiattire un po’ tutto. Forse non è questo che cerchiamo. Ci rimettiamo in marcia e finiamo a Port Luis. Altra cittadella molto ben curata, due musei uno più bello dell’altro e nessuna bancarella o negozietto che venda paccottiglia.
L’oceano qui si fa sentire. Dopo averlo frequentato qualche giorno ti rendi conto di quale fascino possa esercitare. Arriviamo a Pointe du Raz con il sole alto e il vento che soffia forte. Il tempo di arrivare al faro, fare qualche foto e ci accorgiamo che sta succedendo qualcosa. Una specie di fumo denso e umido risale la costa e ci avvolge, nel giro di pochi secondi non vediamo più nulla. La Baie de Trespasses viene avvolta da questa aria lattiginosa che non permette di vedere nè quasi sentire più nulla. Siamo improvvisamente circondati dal silenzio, si vede solo il fluire di questa massa nebbiosa, la bruma, che dopo qualche minuto se ne va così come era venuta. Per un attimo è stato come essere in mezzo a una nuvola gigante e veloce. Per quanti tentativi abbiamo fatto di fotografare il momento, nessuno riuscirà mai a rendere l’idea. Proseguiamo il nostro giro verso Pointe du Van e l’Abbeye de Landevennec dove visitiamo i resti dell’antico complesso abbaziale e il giardino colmo di piante officinali.
Non manca molto al nostro rientro a casa. Queste ultime ore saranno dedicate al tentativo di portarci a casa un pezzo di questa terra, dei sui canti, delle sue cattedrali gotiche, delle ceramiche, della gallette al burro, del sidro. Torneremo a casa con scatole di biscotti e bottiglie di douce e demi-sec, tazze decorate e lastre di vetro impressionate come si faceva più di 100 anni fa. Abbiamo cercato di prendere tutto quello che potevamo prendere, ogni scorcio di foresta, di spiaggia o di scogliera; ogni attimo di silenzio o di rumore di onde; ogni nota di biniou e di bombarde. Abbiamo cercato, ma siamo consapevoli di aver lasciato moltissimo dietro di noi. Un buon motivo per tornare.
Note Pratiche.
Come già detto, le crepes in Francia sono assolutamente da provare. Anche nelle catene di ristoranti, anche quelle più industriali sono decisamente al di sopra della media. Ci sono poi creperie artigianali dove per forza di cose si arriva all’eccellenza. Vi consigliamo a “Tal an Iliz” a Roscoff e una qualsiasi di quelle che si trovano in Place de Beurre a Quimper. Di quella di Bayeux abbiamo già parlato. Quando potevamo abbiamo bevuto sidro, cercando sempre di scegliere marche artigianali. Davvero ottimi quelli prodotti da Distillerie des Menhirs e Paul Coic, superlativo quello tipico di Roscoff. Un’altra cosa a cui difficilmente si resiste è la varietà di formaggi, dai più classici camembert e brie, per passare al petit breton, petit reblochon e coulommiers. Li abbiamo provati tutti, e tutti erano deliziosi.
Anche quest’anno, come già lo scorso anno, per i nostri pernottamenti abbiamo utilizzato AirBnB. Anche quest’anno ci siamo trovati bene, abbiamo trovato appartamenti carini, belli e strepitosi. Noi continuiamo ad usarlo, e per questo motivo lo consigliamo anche se non ci hanno pagato nulla per parlare bene di loro!