C’è chi tra i boschi vive, chi ci sale solo i weekend, o nelle giornate libere, per allontanarsi dalle città e riscoprire un tempo diverso, e chi, come Olivia, ci lavora. Olivia si occupa di studiare il lupo in Italia. Quasi completamente estinto negli anni Settanta, a seguito di bracconaggio e a causa dei crescenti insediamenti umani, nell’ultimo ventennio questo predatore ha cominciato a ripopolare il nostro Paese in diverse zone. Ne sono stati avvistati dall’Abruzzo ai colli bolognesi, dal Friuli Venezia Giulia fino alle pendici delle valli Borbera e Curone, tra le cime dei monti che collegano tra loro quattro diverse regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Piemonte.

Abbiamo incontrato Olivia per farci raccontare il suo lavoro, i suoi boschi e i “suoi” lupi.

Lavoro di campo-rilevamento dati

NBM: Ciao Olivia, prima di tutto volevamo chiederti qual è stato il tuo percorso di studi. E da dove è nata la scelta di dedicarti, tra i vari animali, proprio al lupo?

Olivia: Ho studiato Scienze Naturali e terminato un anno fa la mia Laurea con una tesi proprio sul lupo. La scelta di studiare questo animale è stata dettata dal fatto che mi sono sempre interessati i cosiddetti top predators (i predatori a capo di una catena alimentare). Non solo per il fascino che il “predatore” inevitabilmente suscita, ma anche per l’importanza ecologica di queste specie per la corretta funzionalità dell’ecosistema. Il lupo è un animale chiave nel suo habitat naturale, si pensi al controllo degli ungulati selvatici, e questo fa si che una sua profonda conoscenza sia fondamentale per una corretta gestione conservazionistica della stesso e dell’ambiente in cui vive.

Predazione su capra

NBM: Qual è la situazione attuale del lupo in Italia? Quali sono le regioni in cui la sua presenza è maggiore?

Olivia: Attualmente la popolazione italiana di lupo è stimata avere una dimensione di circa 1.000 individui. La tendenza della popolazione è all’incremento: sta aumentando numericamente e ampliando il suo areale di distribuzione. La specie è ora presente su tutto l’arco appenninico e sta colonizzando l’arco alpino, da ovest verso est. È molto importante che riesca a colonizzare le Alpi e si incontri con le popolazioni balcaniche, in particolare con quella slovena, al fine di interrompere la situazione di isolamento in cui si trova: è un fattore chiave per la possibilità di sopravvivenza a lungo termine nel nostro Paese.

Ciò detto, per quanto la popolazione di lupo italiana sia consistente, non è ancora possibile dichiararla fuori dal rischio di estinzione, oltre che a causa dell’isolamento, anche per la mortalità dovuta a incidenti stradali e bracconaggio. Le maggiori densità sono caratteristiche delle regioni dell’Appennino centro-meridionale, dove la specie è stabile. Nelle regioni appenniniche settentrionali invece, seppur presente in alcune aree e in determinati periodi con elevate densità, l’areale di distribuzione è dinamico. Si può passare, da un anno con l’altro, da una presenza stabile con riproduzione a una presenza irregolare, senza branchi e con solo qualche individuo in dispersione.

Distribuzione lupo Italia

NBM: Credo che il tuo lavoro abbia molto a che fare con l’attesa. Sopralluoghi, notti in tenda o rifugio, camminate, spostamenti, ma il tutto senza avere la certezza di avere un riscontro: fare un avvistamento, scoprire una traccia o il segno del passaggio di un branco. Come convivi con questa sensazione?

Olivia: Studiare sul campo una specie elusiva come il lupo è sicuramente frustrante. Ho percorso in un anno circa 700 km a piedi lungo i crinali degli Appennini pavesi e piacentini e spesso, durante le uscite, capita di non trovare alcun segno. Ma fa parte del mio lavoro, e anche non trovare segni di presenza in alcune aree è un risultato che permette di capire come questa specie si muova nel territorio e perché.

Predazione su vitello

NBM: Luogo comune è che, nel cuore di alcune valli, ci sia ancora una mentalità “chiusa” nei confronti del lupo. Che in molti, timorosi di avere capi predati e rimborsi lunghi e incerti, non vedano di buon occhio il suo reinserimento…

Olivia: Ci tengo a precisare che non è corretto parlare di reinserimento, perché non è mai stato fatto in Italia alcun intervento di ripopolamento del lupo. La ricolonizzazione del lupo in Italia è un fenomeno conseguente alla naturale ripresa della popolazione (dovuta soprattutto all’attuazione di leggi conservazionistiche a partire dagli anni ‘60, all’abbandono delle aree montane da parte dell’uomo, con il conseguente ampliamento delle superfici boscate, e all’incremento delle popolazioni di ungulati selvatici). Comunque sì, in molti sono ostili al ritorno del lupo. In particolare cacciatori, che temono che la sua presenza determini una riduzione di prede selvatiche (anche se studi preliminari escludono tale possibilità), e allevatori.

Il discorso che riguarda questi ultimi è il più delicato. Seppure l’impatto del lupo sulla zootecnia è limitato se confrontato con l’impatto di altre specie, in particolare del cinghiale ad esempio sulle attività agricole, alcuni allevamenti sono soggetti ad attacchi cronici da parte del lupo. Gli allevatori che subiscono perdite di bestiame a causa della sua predazione spesso ricevono rimborsi con notevole ritardo. Inoltre l’entità del rimborso è valutata in base al valore dell’animale al momento della morte e non a fine ciclo riproduttivo (che invece è la reale perdita economica) e spesso questo non copre neanche le spese sostenute per lo smaltimento della carcassa. Gli allevatori, scoraggiati, tendono a non denunciare più gli attacchi e tutto ciò porta ad un inasprimento del conflitto tra lupo e attività zootecniche e a una maggior frequenza di eventi di bracconaggio.

Ditribuzione attuale

NBM: Ci racconti il tuo primo avvistamento? E l’ultimo?

Olivia: Non ho mai visto un lupo. Un anno fa ero sugli Appennini con un amico fotografo. Avevamo appena finito un giro di perlustrazione, stavamo chiacchierando ad alta voce. A un certo punto lui si è bloccato e mi ha detto “Guarda!” Mi sono girata tardi. Un lupo mi è passato di fianco e io non l’ho visto…

Impronte anteriori di lupo appenninico

NBM: Il tuo lavoro come si divide tra studio e uscite all’aperto?

Olivia: La raccolta di dati sul campo è estremamente impegnativa. Bisogna considerare che per studiare la distribuzione dei branchi nel territorio è necessario perlustrare tutta l’area in cui i lupi dei diversi branchi si muovono. In media l’home range di un branco in Italia oscilla tra i 40 e i 150 kmq.  Per darvi un’idea i dati che ho raccolto in dodici mesi sono poi stati elaborati in tre mesi di studi.

NBM: Hai qualche luogo che consiglieresti a chi vuole provare ad avvisare un esemplare? So che è difficilissimo, ma ad esempio nelle mie zone si racconta che ogni tanto se ne vedano vicino al monte Antola…

Olivia: È veramente difficile avvistare un lupo. Credo che sia una pura questione di fortuna. Posso solo consigliare di fare lunghe passeggiate su un qualunque crinale appenninico e non distrarsi mai. Il lupo percepisce la nostra presenza, mentre noi non percepiamo la sua. Per aumentare le possibilità di un incontro è fondamentale muoversi nel suo ambiente provocando il minor disturbo possibile.

NBM: Oltre che in natura il lupo è stato una presenza importante anche in libri e film. Hai da consigliarci qualche titolo per chi volesse approfondire la sua conoscenza?

Olivia: Mi sento di consigliare caldamente “I fantasmi della foresta” di Ian McAllister, un libro che racconta la storia degli ultimi branchi lupi in British Columbia. L’autore espone con metodo scientifico il monitoraggio di alcuni esemplari, ma la descrizione di alcune scene a cui assiste e di alcuni incontri lasciano veramente senza fiato. È un libro che permette di conoscere da vicino questo affascinante animale e che insegna l’importanza del rispetto di questa specie e dei territori che abita.

Paolo Bottiroli

la foto in copertina e in homepage è stata scattata da Sherwood411 e pubblicata su licenza CC