Capita raramente di trovarsi di fronte a una storia tanto bella quanto incredibile. E’ quello che mi è successo inciampando in un video che ritrae Mathias, il pianista di Queenstown, intento a suonare il suo piano sulle rive del lago che bagna la città. Incuriosità dalla musica e dallo scenario, ho fatto qualche ricerca e scoperto che Mathias fa questo di lavoro: suona di fronte al lago in un paese di poco più di 10mila anime nel cuore della Nuova Zelanda. Una scelta, la sua, al di fuori di ogni schema e che, proprio per questo, mi ha colpita. Gli ho scritto per fargli qualche domanda, e lui ha risposto, anche quando gli ho chiesto quale fosse, secondo lui, il significato della vita…
NBM: perché hai deciso di fermarti in Nuova Zelanda?
M: avrei dovuto rimanere solo per un anno, con un visto vacanze-lavoro, e poi spostarmi in Australia per un anno e poi in Asia, questo era il piano originale e le tappe in Nuova Zelanda e Australia mi avrebbero permesso di accumulare non solo viaggi ed esperienze ma anche qualche risparmio. Ma è successo che ho iniziato a suonare il piano in Nuova Zelanda, componendo sempre più canzoni, e la cosa mi ha appassionato. E’ stato come essere travolto da un’onda: non puoi rimanere fermo dove sei, o la cavalchi o lei ti travolgerà comunque. Beh, io l’ho cavalcata. E alla fine del mio visto in Nuova Zelanda quando mi sono trovato a dover lasciare il paese e non sapevo bene cosa aspettarmi, il pianoforte era ancora al centro dei miei pensieri, ma dovevo lasciare il paese. Ho incontrato la mia compagna attuale pochi mesi prima della partenza ma non c’era nulla di certo. Così sono tornato in Belgio (erano due anni che ero in viaggio) ed è stato bellissimo rivedere tutti, certo, ma ognuno di loro aveva una vita propria, un percorso proprio. Così realizzai che la mia vita era in Nuova Zelanda, dove l’avevo lasciata. Era la mia compagna e le mie esplorazioni su pianoforte. Così rimasi in Belgio solo un mese e ripartii per la Nuova Zelanda, questa volta con un visto turistico. Le cose funzionarono piuttosto bene sia con il piano sia con la mia compagna e dopo circa 6 mesi di convivenza riuscimmo a ottenere una partnership visa per me, che mi permettesse di continuare a suonare. La mia passione per il piano è ancora molto forte e credo che mi accompagnerà a lungo, anche se si sta mano a mano diversificando e trasformando in un interesse generale per la composizione musicale e, magari, a breve inizierò a cantare anche nei miei dischi. Quindi, per riassumere, possiamo dire che il mio percorso era in Nuova Zelanda: il mio viaggio, le mie esplorazioni, inclusa la mia compagna con cui ho appena avuto una splendida bambina, Melina, nata in casa, tra le mie braccia, nel modo più naturale e meraviglioso in cui è possibile sperimentare la nascita di un bambino.
NBM: pensi che la Nuova Zelanda sia, in qualche modo, speciale? Se sì, come?
M: C’è molto da dire su quanto sia speciale questo paese. Prima di tutto penso che sia relativamente “nuovo” (solo in termini di civilizzazione occidentale). C’è quindi molto spazio e di conseguenza molte opportunità. Il fatto che ci siano così poche persone crea un’atmosfera di pace e rende le persone rilassate e gentili le une con le altre (lo chiamo l’effetto villaggio). Proprio perché il paese è così nuovo e quasi tutti sono stranieri, le persone sono aperte e non si avverte il peso di secoli di convenzioni, il che ti dà una sensazione di libertà (al contrario di quanto succede in Europa, dove il percorso che intraprendiamo sembra prestabilito ancora prima che si abbia la possibilità di decidere; le aspettative sulla propria vita sono molto forti). La Nuova Zelanda è un’isola ed è alla fine del mondo, il che rafforza tutto ciò che ho appena scritto. In generale, direi che la Nuova Zelanda fa sentire e rende liberi, più in contatto con la natura, più rilassati e più sicuri.
NBM: perché hai scelto di fermarti a Queenstown? Perché non Wellington o Auckland?
M: Ti fermi dove l’onda ti lascia, no? Passare da Wanaka a Queenstown è stato come trasferirmi dalla campagna a New York: la città è molto più viva. Ho viaggiato con il pianoforte nel mio furgone, suonando qua e la, ma non ho mai trovato un’atmosfera e un luogo più bello di Queenstown. E, per finire, la mia compagna è originaria di qui, quindi rimanere è stata una scelta ideale per entrambi.
NBM: qual è la parte migliore del suonare il piano a Queenstown? E la peggiore?
M: la parte migliore sono il sole, il lago, le montagne, lo stile di vita rilassato e il flusso continuo di visitatori che mi permettono di mantenermi suonando il piano di fronte al lago in ogni giornata di sole. La parte peggiore è la lontananza dal mio paese d’origine, che rende difficilissimo fare una visita a sorpresa alla mia famiglia e ai miei amici.
NBM: di solito quando suoni il piano?
M: suono in ogni giornata di sole, soprattutto d’estate, di sera.
NBM: riesci a mantenerti suonando il piano a tempo pieno o hai anche un altro lavoro?
M: non ho bisogno di un altro lavoro. Potrei, visto che ho molto tempo libero, ma ci sono altre cose che preferisco fare e, per ora, non ho avuto bisogno di cercarmi un altro lavoro.
NBM: come reagiscono le persone ai tuoi concerti?
M: le chiamerei più performance, perché non sono organizzate e sono gratis. La gran parte delle persone è stupita dall’idea del piano con le rotelle. Molti non le notano immediatamente e mi chiedono come ho portato il piano fino al lago. Alcune persone sono più colpite dal concetto di portare il piano nel centro del paese, altre si godono la vista (un pianoforte sulle rive del lago con vista panoramica sulle montagne circostanti) e altre ancora si concentrano solo sulla musica. Ognuno ha il suo interesse. Una minoranza riesce ad afferrare il tutto: il concetto, l’esperienza visiva e sonora e queste persone sono quelle che rimangono di più, fissando il vuoto a lungo mentre suono. Questo cocktail di tre elementi – concetto, esperienza visiva ed esperienza sonora – spesso scatena reazioni emotive nel pubblico come slanci di felicità (ci sono coppie che ballano ma soprattutto bambini), quiete, amore o pace. O così mi dicono!
NBM: puoi dare qualche suggerimento su cosa fare e dove andare a Queenstown e nei dintorni?
M: c’è molto da fare qui nei dintorni. Ci sono tutti gli sport estremi a cui io non sono molto interessato, come il bungee jumping, il parapendio, percorsi per mountain bike e skydiving (oltre alla stagione sciistica in inverno). Ci sono diverse camminate da fare in più giornate in tutta l’area, da Glenorchy a Routeburn a Milford Sound ecc. A tutto questo si aggiunge la Gondola che porta in cima alla montagna, le escursioni in jetboat o le crociere sulle vecchie navi a vapore. Il mio consiglio è di orientarvi più sulle escursioni a piedi, ma solo perché il resto degli sport non mi attrae particolarmente.
NBM: pensi di restare a Queenstown o hai altri progetti?
M: rimarremo a Queenstown fino a giugno 2014, poi andremo in Europa per visitare il mio lato del mondo, la mia famiglia e i miei amici. Una volta lì, decideremo che fare, lasciandoci un po’ di libertà per decidere al momento dove andare. Ma in generale stiamo cercando un luogo dove costruire una famiglia e una casa, coltivare un orto eccetera. Un luogo da chiamare casa.
NBM: qual è il significato della vita, per te?
M: al momento – e so che per me cambia – la vita non ha significato se non quello che decidi di darle. E i significati vanno e vengono. In questo arco di tempo ristretto che abbiamo a disposizione, penso che dovremmo fare ciò che ci fa stare bene e seguire questo principio. Alcune persone lo chiamano “seguire il tuo cuore”, io credo che sia un buon principio su cui concentrarsi. Rende la vita più genuina, perché tu diventi più genuino nei confronti di te stesso e degli altri. Altrimenti, non penso che la vita in sé abbia significato. E’ piuttosto una tela di esperienze che attende che tu le dia un significato, oppure che tu non lo faccia. Ma anche senza dare significato alla vita glielo stai, in qualche modo, dando. Quindi dare un significato consapevolmente aiuta, illumina il cammino che stai intraprendendo. O almeno così la penso io… E tu?
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Mathias ha un sito web dove è possibile leggere la sua storia e acquistare i suoi cd.