A volte prima di partire per un viaggio la musica si sceglie, a volte invece è la musica che viene fuori da sola, per un acquisto improvviso, per un incontro improvviso, per la casualità di una mano che prende un cd a caso o per una stazione radio sintonizzata senza volere. Spesso la colonna sonora, proprio come nei film, riesce a sottolineare e ad aumentare il valore dell’esperienza che si sta vivendo. E ti si imprime a fuoco nella memoria, riportandoti lì ogni volta che senti quelle note, ovunque tu sia.
Oggi vi raccontiamo di colonne sonore, di musica che ci accompagnano nei viaggi e di musica che proprio per questo ci riporta a vivere quei momenti, ogni volta.
Parleremo di viaggi che magari avete fatto anche voi o che magari avete in programma. Nel caso, provate a portare con voi qualcuno di questi brani.
1. In Giappone. Due settimane a dicembre, pieno inverno. La notte ti svegli per le piccole scosse sempre presenti. Al mattino l’aria è fredda. Fa freddo, ma se ti metti alla luce, quella che filtra dal vetro, riesci a scaldarti. Rannicchiato in un rettangolo sghembo di sole ascolti Bang Gang.
2. Alle Fær Øer piove spesso, praticamente sempre. 10 giorni di pioggia. Quando non piove, sai che lo potrebbe fare di lì a poco. Quella mattina, sceso dall’autobus, non pioveva. Riesci a fare tutto il giro che hai in programma di fare, passi davanti a questa specie di anfiteatro naturale, tutto verde di erba, un’erba perfetta, con tutta quella pioggia. Torni alla fermata dell’autobus e scopri che devi aspettare 2 ore. Ti siedi pazientemente ascoltando “Rise and Fall of Academic Drifting”, il primo disco dei Giardini di Mirò.
3. Un viaggio breve, brevissimo. Pochi kilomentri che si snodano nell’appennino emiliano. La strada è praticamente deserta, non si vede nessuno per kilometri. Quasi nessuno. Dopo qualche curva appare la Pietra di Bismantova, una specie di Ayers Rock reggiano. Foreste e camicie a scacchi. In macchina i Midlake con “The Trial of Van Occupanther”.
4. L’isola di Texel ha due anime. La prima che si affaccia sull’Atlantico, più rumorosa e mondana, la seconda che guarda verso il Waddenzee, più intimo e silenzioso. Da una parte il respiro affannato dei cavalloni oceanici, dall’altra il respiro profondo delle maree. Il sole scende e la luce penetra dalle finestre un po’ malconcie del fienile rimesso quasi a nuovo. Un divano e un vecchio impianto stereo, una pila di cd. Lo spazio è altissimo e fresco. Ti siedi con una tazza di tè in mano, ascoltando “Bitches Brew” di Miles Davis.
5. La Bretagna e il sidro. Le ceramiche e i biscotti. Il vento e le scogliere. Le chiese romaniche e quelle gotiche. Gli spazi sempre più aperti, il crescendo del vento, come fosse un coro. Non hai televisione ma solo una raccolta di canti popolari, comprati per caso, scelti tra tanti senza un motivo. “Ensemble choral du bout du monde”
6. La strada sale con una pendenza piuttosto importante. E’ un lungo rettilineo incorniciato da conifere scure e imponenti. E’ quasi inverno, ma l’aria non è ancora gelida (arriverà a breve), anche il ghiaccio sembra essere ancora distante. I colori degli aceri regnano sovrani, qui in Canada, come in nessun posto al mondo. Il pomeriggio passato a camminare per le strade di Toronto, tra quartieri italiani e portoghesi. Un negozio di dischi. Lo scaffale degli artisti locali vede il primo disco di una band di Montreal, sconosciuta, The Funeral, il titolo. Lo prendi e passi oltre. Un cd con un titolo architettonico tra i vari brani colpisce la tua attenzione. Il disco, lungo quella strada in salità sarà perfetto: Aaron Booth – Our Last Escape
7. L’aereo atterra all’aeroporto di Sumburgh, Isole Shetland dopo un viaggio interminabile. La pista è tagliata dalla strada, ad ogni aereo che scende si accendono i semafori che indicano l’imminente atterraggio. Un passaggio a livello terra-aria, in pratica. L’estremo nord del Regno Unito, piccoli cimiteri che si affacciano su spiagge bianchissime, pecore e pecore e pecore. Lingue di asfalto dove non passa quasi nessuno. Una piccola isola, proprio di fronte a Lerwick. Pochi minuti di traghetto e poi una lunga, lunghissima camminata lungo il periplo. Pareti dominate da uccelli marini dentro i loro nidi, conigli, foche e leoni marini adagiati sulla sabbia. nove ore di cammino in perfetta solitudine con i Dead Can Dance.
E la vostra musica in viaggio?
Discografia (molto) Incompleta:
Bang Gang
- Something Wrong [2003]
- Ghosts from th past [2008]
Giardini di Mirò
- Rise and Fall of Academic Drifting [2001]
- Punk… Not Diet! [2003]
- Dividing Opinions [2007]
- Il fuoco [2009]
- Good Luck [2012]
Midlake
- The Trials of Van Occupanther [2006]
- The Courage of Others [2010]
- Antiphon [2013]
Miles Davis
- Round About Midnight [1957]
- Kind of Blue [1959]
- Sketches of Spain [1960]
- Bitches Brew [1970]
Aaron Booth
- Our Last Escape [2004]
- Back Stories [2008]
Dead Can Dance
- Dead Can Dance [1984]
- Spleen and Ideal [1985]
- Within the Realm of a Dying Sun [1987]
- The Serpent’s Egg [1988]
- Aion [1990]
- Into the Labirinth [1993]
- Toward the Within [1994]
la foto in homepage e in copertina è di Massimo Ankor su licenza CC