Cento giorni per conoscere l’Italia, cento perché è un numero accattivante e perché più o meno ci sono cento giorni tra la prima data di partenza utile e la data del concerto degli AC/DC a Berlino a cui andrò a fine Giugno. Dopo una botta di conti veloce mi sono reso conto di avere appena cinque giorni per visitare ogni regione il che non mi avrebbe permesso di vedere e visitare tutti i luoghi di eccellenza per cui è famosa l’Italia per cui ho deciso che avrei visitato solo l’Italia autentica e non quella prettamente turistica e che avrei lasciato che il percorso da seguire si definisse da solo seguendo i consigli di chi avrei incontrato nel mio cammino e andando in quei posti dove ci fosse stato qualcuno disposto ad ospitarmi. Questa impostazione di viaggio si è rivelata immediatamente molto vantaggiosa, sapevo che avrei visitato luoghi che essendo fuori dai circuiti più percorsi sarebbero stati molto più autentici e non necessariamente meno affascinanti, avrei scoperto come la gente dei borghi passa le proprie giornate, come davvero gli Italiani vivono e sopravvivono alla difficoltà dei tempi odierni. Mi sono messo a scorrere i miei contatti sul cellulare alla ricerca di conoscenti e amici che avrebbero potuto darmi un mano per un consiglio o per un letto dove dormire quando sarei passato dalle loro parti. Cominciando a leggere i nomi di vecchi compagni di scuola e colleghi del passato mi sono reso conto che questo viaggio attraverso l’Italia stava acquisendo un nuovo significato e così dopo aver mandato messaggi sui social network e composto vecchi numeri telefonici, mi sono regalato l’opportunità di riallacciare contatti con persone che non sentivo e non vedevo anche da quindici anni.
Ho riscoperto amicizie che pensavo perdute, ho appreso come la vita abbia avvolto e travolto le persone che un tempo erano state i miei mentori o compagni di giochi. Scoprire che c’erano memorie ed emozioni che ancora ci legavano e crearne delle nuove è stata una festa continua. Dove non avevo amici ho fatto uso intensivo di CouchSurfing che mi ha permesso di fare nuove amicizie, alcune di esse, confido, si estenderanno nel tempo. Ma la scoperta più interessante e fonte di ricchezza è stata quella della comunità dei motociclisti e dei moto viaggiatori che con generosità infinita mi hanno accolto, ospitato ed aiutato solo per avere un momento per sognare assieme e scambiarsi le emozioni. Dove non avevo una meta ho scelto di seguire motoraduni e feste di motociclisti così che potessi non solo avere un posto dove passare la notte in tenda ma soprattutto per creare nuove conoscenze e connessioni. Ho avuto chi mi ha riparato la moto quando ne avevo bisogno senza nulla chiedere in cambio e chi addirittura mi ha pagato le riparazioni solo per assicurarsi che io potessi proseguire, in molti mi hanno ospitato a casa loro e accolto come un membro della famiglia. Ho assistito a gesti esemplari di solidarietà e amicizia. Ho avuto conferma che siamo un popolo dal cuore d’oro, generoso e pieno di amore. Ad oggi, mentre scrivo queste righe, sono passati 85 giorni dalla mia partenza da Forlì, ho attraversato 17 regioni e percorso circa 16.000 km. Il Giro d’Italia non è ancora concluso ma già ha portato molti frutti, già ha contribuito ad un’evoluzione importante dei miei programmi di viaggio per i prossimi mesi, gettando le basi per nuovi progetti e collaborazioni. Un libro nascerà da questa impresa i cui ricavati della prima e forse future edizioni andranno totalmente devoluti in beneficenza in Nepal ed in futuro ad altre iniziative di solidarietà. Sono convinto che sarete curiosi di sapere come questo viaggio sia andato, di conoscere le storie ed aneddoti. Tutto questo è raccontato nei post giornalieri che ho pubblicato sulla pagina di Facebook dedicata a The Journey Of Dreams.
Per i più curiosi posso darvi qualche informazione sull’equipaggiamento e attrezzatura che mi sono portato appresso:
Una Harley-Davidson XL883N Iron del 2013 equipaggiata con tre borse da viaggio morbide a tenuta d’acqua.
Un casco per il passeggero, dato che ogni tanto ho avuto modo di essere accompagnato nel viaggio da persone che volevano farsi un po’ di strada con me. Ho portato con me il seguente vestiario: un maglioncino per le serate più fredde, cinque cambi di biancheria, due camicie hawaiane che rappresentano la mia uniforme da viaggio, due jeans, due magliette ed una calzamaglia in microfibra da tracking, tre t-shirt, un bermuda che funge sia da pigiama sia da indumento per i giorni più caldi, di un costume ed una cuffietta da bagno per nuotare in piscina o da indossare sotto la muta per le immersioni, un paio di scarponi e un paio di scarpe da scoglio da usare anche in spiaggia o come ciabatte per la casa. Per la vita ad aria aperta mi sono munito di una tenda da due posti tipo igloo, un asciugamano in microfibra, un sacco a pelo estivo ed un materassino auto-gonfiabile. Per il diletto mi porto dietro un cubo di Rubik, un’armonica a bocca che spero un giorno qualcuno mi insegni ad usare, un piccola tavola per giocare a backgammon e due mazzi di carte. Non ho mai usato nulla di ciò ma so che prima o poi mi serviranno. Ho con me anche una macchina fotografica reflex con cavalletto, la prima usata tantissimo, il secondo solo due volte, una videocamera a tenuta stagna per giocare nell’acqua o sotto la pioggia e logicamente il computer da cui vi sto scrivendo. La cosa più utile per ora è stata la caffettiera regalatami da mia nonna che, per sfida lanciata da alcuni miei amici, mi porto in giro ed offro il caffè a chiunque mi ospiti. Questo oggetto lo ritengo il più utile tra tutti gli altri perché è quello che più di tutti mi ha permesso di iniziare a parlare del mio progetto con le persone che ho incontrato e cominciare così a sognare tutti assieme.
Ho una vasta collezione di foto pubblicate sul mio sito www.thejourneyofdreams.org.
A conti fatti, per il momento, non c’e’ nulla che mi manchi. Tutto quello che ho mi è utile, tutto quello che non ho ma che potrebbe essere utile, è comunque qualcosa per cui non ho abbastanza spazio, come i pezzi di ricambio per la moto. Questo viaggio mi sta donando davvero tanto, sono molto più ricco di affetti, di conoscenza del mio territorio e di consapevolezza che c’è tanta voglia di amicizia e felicità e di sogni. Tra le tante cose che ho fatto quali poter immergermi nella Y-40, la piscina più profonda al mondo, vivere di nuovo con studenti, dormire in un vecchio furgone Volkswagen, dormire alla base dell’Etna attraversare la Basilicata coast-to-coast correre su e giù lungo le coste del Salento, scoprire paesini nascoste tra le montagne della toscana, quello che non mi sarei mai aspettato di fare è di praticare Yoga a colazione e di piantare insalate nell’orto prima di cena. La cosa straordinaria di questo viaggio è che ora posso dire di considerare l’Italia intera casa mia, di conoscerla molto meglio, di conoscerne la gente ed i loro usi e quando un giorno avrò dei figli e vorrò portarli da qualche parte ci sarà sempre un posto dove papà avrà una storia da raccontargli ed un amico da presentargli.
© 2015 Marco Massari Calderone – The Journey Of Dreams
(la prima parte del racconto di Marco la trovate qui.)