Riprende il Cammino di Corinna, la prima parte del racconto la trovate qui.

Il giorno prima, più volte avevo pensato se arrivare fin là, ma poi mi dicevo no, è troppo. Giunta alla città che doveva essere la mia metà, non vedo i cartelli per l’albergues, così continuo, era presto, la giornata era bella fino a quando mi rendo conto che forse dove mi ero fermata per bere, era proprio la città dove dovevo fermarmi. “Poco male!  – mi sono detta – si vede che era destino che arrivassi fino al Monte”. Così è stato! Ad accogliermi il grande Manuel, con il quale ho interagito molto, e che è stato così gentile da regalarmi un portachiavi e delle cartoline stupende (neanche sapesse che le colleziono e che me le faccio sempre spedire da tutti!).

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Dopo un po’ che ero li, ecco arrivare Max! anche lui non si era accorto dell’albergues, e alla fine anche lui si è ritrovato lì (ma non eravamo gli unici a quanto pare)! Sta di fatto che Santiago stava lì, a pochi km da noi. Domani sarebbe stato il grande giorno, la prima grande meta stava per essere raggiunta, ancora poco e si tornava a casa. Il giorno dopo con Max partiamo verso Santiago, dietro di me lasciavo 780 km di Cammino, emozioni, amici, conoscenti, pensieri, vestiti (si anche quelli!).

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Sono a Santiago, sono arrivata. Vado a prendermi la Compostela che con mi sono guadagnata con fatica (ma neanche troppa per fortuna). Grande emozione. E poi vado in cattedrale. Appena entro, mi accoglie in tutto il suo splendore. Vago, la guardo da ogni angolazione, e poi vedo la cripta, dove scendendo qualche scalino si trova un banchetto per pregare, e di fronte un’urna rettangolare argentata, dove dentro si trovano le spoglie di S. Giacomo (mi percorre un brivido mentre scrivo), mi inginocchio e subito inizio a piangere, non so perché, ma piango. C’era qualcosa lì sotto, una forza, non lo so, però era qualcosa carico di emozione e piangendo sono riuscita a far uscire tutta quell’emozione che era entrata così imponente dentro di me. Dopo essere uscita, sono andata a sedermi e ho atteso la messa del Pellegrino delle 12.00. Mi sentivo ancora un po’ frastornata da quello che avevo provato, però stavo bene. Durante la messa ascoltavo il prete e osservavo i pellegrini che come me quel giorno, o nei giorni precedenti erano arrivati a Santiago. Vedevo nei loro volti la speranza, la sofferenza del Cammino, la gioia di essere arrivati, la stanchezza dei km percorsi, era una cattedrale carica al massimo di emozioni, e le potevo sentire. Tutte queste emozioni, nel momento della Comunione ho potuto percepirle e anche lì, ho pianto. Non tanto per me, ma per gli altri, per quello che vedevo in loro; sembrava potessi capire e sentire la loro anima. Per molti era la fine del viaggio, mentre per me no, avrei passato un’altra notte a Santiago per visitarla, ma poi il mio cammino continuava. L’oceano mi chiamava e Muxia e Finisterre erano lì ad attendermi.

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Dopo la messa anche io sono andata ad abbracciare S. Giacomo, cosa che avrei rifatto anche il giorno seguente, così come rivisitare le spoglie e assistere alla messa. E quel giorno ebbi anche la fortuna di vedere in azione il Botafumeiro, il grande porta incenso, che viene fatto oscillare lungo tutta la navata: che spettacolo! Dopo Santiago mi sento pronta a ripartire, Muxia mi sta aspettando, e anche la Galizia, l’Irlanda di Spagna! E subito mi sento a casa, nebbia, umidità, pioggerellina, ma niente mi ferma. Infatti due giorni dopo, mentre cammino ho lo sguardo basso, sono in una discesa e mentre sto attenta a dove metto i piedi (sassi ovunque) ad un certo punto alzo lo sguardo e lui è lì. Ho un tonfo al cuore dall’emozione, e ancora riesco a sentirlo: davanti a me c’è l’oceano.

L’amore che ho per l’acqua e per il mare è una cosa indescrivibile. Sono la vita ed ha per me un forte significato vederlo dopo più di 35 giorni di cammino. É una sensazione che tutti dovrebbero provare. Appena l’ho visto mi sono detta: “sono arrivata!” e da lì ho iniziato a cambiare passo, più deciso, più forte, più veloce (mancavano ancora almeno 5 km!). Il tempo era nuvoloso, e quindi il sole non mi ha permesso di vedere tutta la sua vera bellezza, ma lui era lì, e mentre lo costeggiavo ne sentivo il profumo, ne sentivo il rumore, assaporavo ogni momento in cui le onde si infrangevano sulla spiaggia, avevo i brividi ogni volta che il vento salmastro mi accarezzava, la brezza marina, il profumo dei pini marittimi. Pura magia. Un tutt’uno nella natura, immersi e immedesimati in qualcosa che è miliardi di volte più grande di noi, sentirsi parte di essa e sentirsi appagati. Ogni senso era amplificato, e tutto aveva una nuova luce. Arrivata a Muxia, mi sono diretta verso il santuario. Ed eccomi li, l’oceano che sbatte sugli scogli, quel piccolo Santuario che accoglie i pellegrini. É un momento intenso, e lì fuori, seduta su quelle rocce, con alle spalle il santuario, ci sono rimasta molto. I miei occhi puntati sull’orizzonte osservando il cielo che baciava l’oceano. E mentre anche il sole cercava di prendere contatto con l’acqua, ecco che devo rientrare, gli ostelli chiudono presto e io il giorno seguente devo partire. Via verso la fine del mondo, il mio ultimo giorno di cammino. Tristezza e malinconia nel sapere di dover lasciare tutto quello. La vita reale mi stava di nuovo aspettando, ma prima c’era Finisterre.

Sapevo che lì si sarebbe concluso il mio viaggio, quella era la mia meta finale e sono riuscita ad arrivarci. 900km dietro alle mie spalle, eppure non ero stanca. Credo che avrei potuto continuare a camminare ancora per settimane, più cammini più ti senti forte, più vai avanti e più vuoi avanzare, più scopri e più vuoi conoscere, più osservi e più vuoi continuare a vedere. La partenza da Muxia, è stata unica: erano le 6.30 della mattina, camminavo costeggiando l’oceano e lo stavo vivendo appieno, e mentre lo guardavo, vedo dei movimenti nell’acqua. Scarto l’opzione delle persone in mare vista l’ora, mi fermo e osservo con attenzione. Sono 3 delfini! Che spettacolo fantastico è stato! Mi sono fermata a guardarli per almeno 10 minuti, si muovevano come fosse una danza. É stato un momento davvero magico!

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Finisterre è stato per me un nuovo inizio. Già durante tutto il cammino pensavo a quali altri Cammini avrei intrapreso (quello del Nord e quello Portoghese), e la conferma l’ho avuta la sera stessa. Il tempo era incerto, sembrava dovesse piovere, e questo avrebbe rovinato il mio piano di andare al faro a vedere il tramonto. Cadono due gocce, ma sembra schiarire, così parto. Verso l’oceano ci sono grandi nuvoloni neri, e dalla parte opposta un bel sole e cielo limpido. Sull’oceano è piovuto, e infatti dopo un po’ intravedo un bellissimo arcobaleno che nasce dalle acque del mare e si innalza verso il cielo. Quell’arcobaleno mi accompagna fino in cima, insieme anche al mio amico brasiliano incontrato a Santiago. Arrivata al faro cerco il mio posto, la mia roccia. Eccola, l’ho trovata, lì mi siederò ad osservare e a godermi il tramonto. Con me un paio di calzini da lasciare appesi a quella roccia (non avevo accendini o fiammiferi per bruciarli), il mio diario e l’immancabile macchina fotografica. Man mano che il tempo passa sempre più gente si appresta a sedersi per godersi lo spettacolo, ed ecco che comincia. Ci sei solo tu in quel momento. Accompagnato dal rumore del mare, il verso dei gabbiani, il soffio del vento, il calore del sole sul tuo volto, e la sua luce che crea chiaroscuri meravigliosi. Sembrava il paradiso. E il sole inizia a scendere, tutto inizia a diventare più intenso, le emozioni e i colori, tutto ha una nuova luce. Il sole arriva a toccare l’acqua e nel giro di pochi attimi si è immerso completamente dentro l’oceano. Resta un lieve bagliore lungo l’orizzonte, tra cielo e terra c’è ancora una netta linea che li separa. Ma dentro di te invece sei un pezzo unico, sei una sola persona che ha vissuto attimi e momenti magici e preziosi. Tutte le emozioni vissute durante il Cammino si sono mischiate, e sono diventate una cosa unica. Un nuovo pezzo di me, che mi ha reso una persona migliore e che mi ha fatto felice. E il cerchio quella sera si è chiuso definitivamente nel momento in cui, su quelle rocce, ritrovo Sandra, l’amica tedesca con la quale avevo iniziato il mio Cammino.

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La giornata è finita, e il giorno seguente si riparte verso casa, la voglia di riabbracciare tutti e di raccontare il mio cammino è grande davvero, ma anche la mia voglia di continuare a camminare. Per questo il mio cammino non è finito. Quello che ho vissuto è stato solo l’inizio. Ci sono tanti progetti in cantiere e tanti sogni. So che li realizzerò tutti. Il Cammino mi ha dato quell’energia per continuare, quella forza per credere in me, mi ha fatto diventare una persona nuova e migliore, e soprattutto mi ha dato dei nuovi compagni di viaggio, che sono diventati compagni di vita e che ora sono sparsi in tutto il mondo, e con i quali saremo legati per sempre da quell’emozione, il Cammino di Santiago.

Corinna Maiutto