La prima volta che sono incappato in David Foster Wallace è stata per colpa di una nuova collega. Era appena arrivata, era carina ma aveva qualcosa che non riuscivo a cogliere fino in fondo. Ero sicuro fosse un dettaglio quello che mi sfuggiva, ma non capivo quale fosse. A quei tempi lavoravo in una città di provincia e tutti tornavano a casa a mangiare. Io, che abitavo nella provincia della provincia, non ci stavo dentro con i tempi, per cui dopo aver mangiato rapidamente ero solito fare due passi a piedi. Nelle città di provincia non solo gli uffici vanno a casa a mangiare, ma anche i negozianti. Così gli unici posti aperti erano una catena di librerie e una catena che vendeva dischi (la prima esiste ancora, la seconda non più, nonostante il mio grande contributo economico del tempo). Quel giorno vagavo per gli scaffali – prima della nefasta trovata di esporre i libri in ordine alfabetico e non per case editrici – e andai diretto verso quegli scaffali che negli anni mi avevano regalato grandi letture. C’era Guanda, Minimum Fax e in quel periodo molti Einaudi, quelli con la costa gialla. Il mio sguardo cadde su questa copertina:
Ecco il dettaglio che non coglievo. La nuova collega, carina, aveva dei capelli strani. Forse era il taglio, forse erano proprio loro ad essere strani. Le davano un aria diversa da quella che avrebbe dovuto avere. Quale fosse quest’aria non era dato sapere, ma tutto sembrava comunque molto più chiaro. Sulla via del ritorno, con il libro in mano, mi ritrovai a sfogliarne alcune pagine ogni volta che un semaforo me ne dava la possibilità. Io David Foster Wallace l’ho incontrato così. Non sulla questione che le ragazze belle hanno i piedi brutti, ma sui capelli strani. Ho molto amato DFW? Sì decisamente, in alcuni momenti soprattutto. Ho amato tutto DFW? No, non sempre sono riuscito ad andare fino in fondo. Alcune cose non mi sono piaciute, ma non per questo sento di tradirlo. É stato uno dei pochi scrittori che sia riuscito a farmi entusiasmare come davanti a un film o ad un evento sportivo. Forse lo sport è stata un po’ la chiave, perchè anche io ho molto amato il tennis. Ho seguito per anni assiduamente molti eventi, poi per mille motivi, mi sono allontanato, ma leggere il tennis come lo racconta DFW è davvero un’esperienza religiosa. E non tanto per Roger Federer ma per il saggio che compare in “Tennis, TV, Trigonometria e Tornado”, sulla vita di un giocatore professionista. In quelle pagine c’è tutto quello che un appassionato di tennis ha sempre sentito e provato ma non è mai riuscito a esprimere. In quelle pagine c’è più te stesso di quanto tu potessi immaginare. Oggi – 11 febbraio 2016 – esce il film tratto dal libro di David Lipsky “Come diventare se stessi”. Il film non è altro che la trasposizione (fedele, molto fedele) di quanto letto nel libro e immaginato nella propria testa. É in pratica un film già visto perchè il film era già scritto, messo in scena, pagina dopo pagina. Ora è solo più semplice visualizzarlo. É il momento che precede l’esplosione di DFW, è il momento di “Infinite Jest” (libro che io non ho ancora letto, perchè credo che ci sia un momento giusto per le cose e quel momento, per me, non è ancora arrivato. E un po’ perchè, visto che non ci sarà nulla che potrà più essere scritto da DFW, un po’ me lo tengo da parte). Il momento in cui molte delle paure e delle situazioni temute da DFW cominceranno a fare capolino con una forza d’impatto notevole. Il film è un piccolo viaggio di libreria in libreria, di presentazione in presentazione e di lunghe conversazioni di un giornalista (ma la professione è quasi accidentale) con uno dei propri idoli. Una cosa che chiunque abbia avuto una profonda passione avrebbe voluto vivere, che siano scrittori, musicisti o registi. Poi di solito ci si sente dire che è sempre meglio non entrare in contatto ravvicinato con i proprio idoli, chè alla fine non è mai una buona cosa, ma fossi stato in David Lipsky credo che avrei corso il rischio.
Visto che parliamo di viaggi, oltre a “Come diventare se stessi”, vi consigliamo: “Una cosa divertente che non farò mai più”, ed. Minimum Fax.
E se volete sentire DFW leggere un po’ di roba, potete fare un salto sul sito che raccoglie molti file audio “The David Foster Wallace Audio Project”
Il film “The End of The Tour – Un viaggio con David Foster Wallace” esce oggi 11/02/2016