Molto spesso il viaggio inizia in aeroporto. Più distrattamente alla partenza di solito, perché in fondo il posto ci è familiare, con più attenzione quando arriviamo, perché tutto è nuovo e ci si deve orientare tra cartelli in una lingua diversa, fuso orario e – perché no – l’emozione di un viaggio iniziato per davvero. Può capitare di dover passare alcune ore in aeroporto, per una coincidenza, per un ritardo, per aspettare qualcuno; può capitare quindi di dover passare il tempo aggirandosi tra negozi, bar e ristoranti, oppure più semplicemente seduti, in attesa. Di recente l’agenzia di viaggi online eDreams ha pubblicato uno studio su questo argomento in cui prende in esame il parere dei viaggiatori in merito ad accoglienza e qualità dei servizi, nonchè sulla gestione dei passeggeri. Lo studio ha preso in esame oltre 90.000 opinioni e ha visto eccellere l’aeroporto Changi di Singapore (su cui torneremo più tardi). Abbiamo pensato che poteva essere interessante una riflessione in più, provando a guardare sopra le nostre teste, a notare le sedie o i pavimenti, passando quindi dal contenuto al contenitore. Sì perché in questi ultimi anni gli aeroporti sono stati spesso terreno in cui gli architetti hanno potuto sperimentare sia con materiali, sia dal punto di vista formale. Grandi strutture sempre più complesse e avveniristiche, basate spesso su studi approfonditi di gestione energetica, di miglior sfruttamento delle risorse, un perfetto biglietto da visita per un paese, la prima immagine che si ha all’inizio di un viaggio ma che non punta sempre necessariamente sullo stupore. Perfettamente consapevoli che nessuno decide di andare a fare una vacanza o un viaggio solo per trascorrere del tempo in aeroporto, volevamo però dare uno spunto in più, provare a guardare con un po’ più di attenzione quello che ci sta intorno.

Aeroporto Internazionale Pulkovo – San Pietroburgo, Russia
Cominciamo per esempio da San Pietroburgo, il Pulkovo International Airport, progettato da Nicholas Grimshaw, caratterizzato da una copertura composta da pannelli ripiegati che diffondono una luce dorata su tutto il terminal. Grandi spazi bianchi e grandi aperture vetrate contribuiscono a dare al nuovo aeroporto un’esperienza dello spazio molto scenografica. Dalla Russia voliamo verso la Spagna e in particolare verso i Paesi Baschi e la sua capitale, Bilbao. L’aeroporto disegnato da Santiago Calatrava mantiene tutte le caratteristiche e gli stilemi dell’architetto spagnolo: strutture in tensione, cavi e tiranti, grandi cavità, nonché quella sensazione di trovarsi sempre all’interno di un grande cyber-scheletro pronto ad animarsi da un momento all’altro.
Il terminal di Bilbao, chiamato “la colomba” non si smentisce: a metà tra una struttura da film di fantascienza e la complessità di un organismo vivente. Ma la sensazione di piacevolezza di un aeroporto non è data necessariamente da grandi spazi e ardite soluzioni, ci sono casi di piccole gemme incastonate nella roccia, lavica per la precisione, come il Leif Eriksson di Keflavik in Islanda.
Un terminal decisamente piccolo e caratterizzato dal tipico understatment nordico: troverete molto legno e molta pietra, grandi superfici finestrate che danno sulla natura prorompente dell’isola, per dare da subito un assaggio di quello che si andrà a toccare con mano appena usciti all’aria aperta. La sensazione potrebbe essere quella di trovarsi in un grande soggiorno con i pavimenti in parquet, caldo e confortevole, un po’ come dentro le case di Reykjavik. Un altro caso di aeroporto a misura d’uomo che cerca di esaltare le caratteristiche del proprio territorio è quello di Wellington, in Nuova Zelanda.
Le scelte di materiali e finiture, legno e rame nella fattispecie, rievocano proprio la natura della Nuova Zelanda, anch’essa – non a caso – caratterizzata da una forza dirompente, praticamente onnipresente nella vita dei neozelandesi. Spostandoci più a nord non si può non citare l’aeroporto Changi di Singapore, crocevia di molti scali che collegano occidente e oriente nonché in cima a tutte le classifiche di gradimento.
Consapevoli di questa natura, i terminal sono quasi un parco a tema, ognuno con la sua caratteristica: dalle cascate, alla piscina, teatri, aree gioco, scivoli alti 3 piani, aree verdi in continua alternanza tra interno ed esterno. Se invece vi sentite più a vostro agio in atmosfere più rarefatte, l’aeroporto Carrasco di Montevideo, Uruguay è quello che fa per voi.
Se state per fare un giro in sudamerica, sappiate che troverete un ambiente più simile a Mad Men che a Disneyland. Progettato da Rafael Viñoly, probabilmente un po’ sovradimensionato rispetto al traffico abituale, il terminal vi accoglierà con uno spazio dalle linee eleganti, grandi ambienti resi ancora più ampi dal basso numero di persone in circolazione, terrazze che si affacciano sui vari piani e grandi finestre a far entrare il cielo terso di Montevideo. L’ideale per aspettare un vecchio volo Pan-Am con l’equipaggio in tenuta carta da zucchero. Tornando in Europa, l’aeroporto costruito dallo studio Bblur per Gibilterra è quello che viene definito un landmark.
La grande soletta in cemento bianco, tesa come una vela verso l’oceano, è la prima cosa che si nota entrando a Gibilterra, sia che si voli, o che si arrivi via terra. La tensione verso l’alto lascia spazio alle grandi vetrate che si affacciano sulla rocca e allo stesso tempo permette alla luce calda e naturale di penetrare all’interno per gran parte della giornata, sfruttando le caratteristiche della sua posizione nel mediterraneo.
Questi erano solo alcuni esempi, di aeroporti belli e bellissimi sparsi per il mondo ce ne sono parecchi. La prossima volta che partite – magari – una volta assicurati che il vostro bagaglio non è stato perduto, potrete dare un’occhiata e apprezzare quello che vi circonda, prima di iniziare il vostro vero viaggio o in attesa di tornare verso casa.
La foto in copertina è di Jannes Glas.