Avete appena scovato un volo low-cost che vi sbalza nel cuore di quella lontana Europa del Nord che, stando ai i giornali e ai tiggì, ci vessa e ci dice giorno e notte che tutto quello che facciamo noi pigri e sciuponi europei del Mediterraneo non va bene o non è abbastanza? Avete fatto bene!
A parlarti benissimo della capitale della Danimarca è stato tuo fratello, con un entusiasmo tipo San Paolo sulla via di Damasco, ma lui è qui solo per le birrette artigianali (e ha ragione!), nel frattempo tu hai già adocchiato un bel concerto indie in un posto che consiglia i tappi durante l’acquisto dei biglietti online.
Alcuni consigli prima della partenza, stile Totò e Peppino a Milano:
1– Anche se li vedrete circolare discinti, voi non siete abituati al clima come gli autoctoni. Se siete freddolosi, portatevi da vestire a strati, se adorate il clima delle nostre montagne, starete benissimo (anche se qui tecnicamente siamo sul mare…ma non facciamo confusione).
2– La lingua è barbarica quel tanto da sembrare incomprensibile e parlano tutti inglese benissimo ma usate qualche lemma e li vedrete sorridere compiaciuti: Goddag (buongiorno), Ja (sì), Nej (no), Bad (bagno), Øl (birra), Tak (grazie) e Skål (salute!). Poi c’è una parola che significa una situazione in cui sei al caldo, contento, tra parenti, amici, e ti sembra che non manchi niente… e questo è l’Hygge. Noi diremmo Da Dio.
3– I trasporti pubblici sono rapidi, frequenti ma non proprio economici, vi consigliamo quindi di noleggiare una bici, entrando a far parte del vero traffico danese, quello su due ruote (in media un’auto ogni tre bici).
4– Ogni museo, edificio o locale d’interesse turistico, sarà aperto dalle 10 fino alle 17, massimo alle 18.
5– I pub, i ristoranti e ogni locale autorizzato a nutrirvi, chiuderà la cucina tra le 20 e le 22, non fate l’aperitivo prima della cena, bevete direttamente dopo, come fanno gli autoctoni. L’ho chiamata la regola del’acca, noi turisti scriviamo CopenagHen e così facendo prendiamo l’aperitivo e andiamo a cena tardi, gli autoctoni scrivono CopenHagen e anticipano tutto: bevono alle 17, cenano alle 19, bevono di nuovo alle 22.
6– Niente pizza, sushi, hot dog o kebab! Sacrificate un po’ del vostro budget per votarvi alla New Nordic Cuisine e mangiare squisiti tranci di salmone aromatizzati con mirtilli, erba cipollina e salsine agrodolci. Al confronto la roba che vi propinano al ristorante dell’Ikea vi sembrerà cartongesso.
7– Siete nella patria dei più grandi sperimentatori di birre artigianali quindi bando alle Tuborg, Ceres o Carlsberg (glorie industriali nazionali) e divertitevi a gustare le birre sperimentali prodotte da quei geniacci di Mik Keller, oppure provare il tipico imbarazzo della scelta davanti a 61 spine.
8– Se un concerto/uno spettacolo è previsto per le 21:00, alle 21:10 comincia davvero (potenza di Beowulf).
9– Le colazioni e/o i brunch fateli qui: the laundromat cafè. È una lavanderia a gettoni con cucina aperta tutto il giorno e che vende pure libri usati (chiedete la password per il wi-fi e arrossite).
10– Per dormire vi consigliamo Airbnb o Couchsurfing, sia per studiare più da vicino questi misteriosi nordici sia per un costo della vita non proprio modico (7 corone danesi = 1€ / 24 Kr = 1 viaggio in metro).
Alla fine del reportage vi sveleremo come diventare più famosi della regina Margherita II. Sì, la Danimarca è una monarchia costituzionale ed è grazie alla regina se la moneta da 2 corone che avete in mano ha i cuoricini. Dolce, no?
Come prima tappa vi consigliamo la Rundetaarn, una torre rotonda del 1642. Dentro c’è una rampa a spirale che vi porta fino in cima da cui potrete godere del panorama(e del vento) sulla città. La torre svolge la funzione di osservatorio astronomico (anticipando di vent’anni il ben più famoso osservatorio di Greenwich) ed è il punto zero geografico da cui partirono le misurazioni per le mappe danesi alla fine del XVIII secolo (free wi-fi). I danesi infatti, e lo scoprirete nella tappa successiva, il Nationalmusset, sono stati gli instancabili esploratori dell’emisfero boreale. Hanno colonizzato la penisola scandinava e regnato per secoli su Norvegia, Svezia, Islanda, Isole Fær Øer e Groenlandia. All’interno del museo scoprirete che davvero i loro antenati vichinghi usavano le corna degli animali per bere e che le tempestavano di gioielli e di metalli preziosi fino in epoca rinascimentale, e che prendono la storia dei loro avi piuttosto sul serio.
Libera da ogni vincolo orario (vedi al punto 4) e visitabile in qualsiasi momento è Fristaden Christiania, la libera città di Christiania, un quartiere, storicamente della marina militare, occupato e autogestito da una comunità hippy fin dagli anni ’70, che si dichiara nazione a parte. Qui troverete piccoli laboratori artigianali, graffiti, skate park, musica dal vivo e una via ricolma di gabbiotti dove a poco prezzo potrete comprare una trombetta o un fiore di carta con dentro, che gentili, una canna. Le droghe leggere sono infatti legali a Christiania e questa via, conosciuta come Pusher Street, richiama avventori da tutta la Danimarca e oltre. Se poi il tuo compagno di viaggio, altezza 1,97 cm, ha i dreadlocks da 7 anni, una barba ispida e folta, e tu stesso, coi capelli lunghi e le basette ricordi molto Joe MacDonald di Country Joe & the fish, è un attimo che tutti i turisti italiani presenti comincino a chiedervi se avete roba, ma a voi non succederà.
Ci piacerebbe darvi qualche informazione sul St. Nicholaj Contemporary Art Centre, gli abbiamo fatto la posta per due giorni, girandoci intorno come belve in agguato, ma l’abbiamo sempre trovato chiuso.
Stesso discorso vale per i mirabolanti Giardini di Tivoli, il parco di divertimenti più antico del mondo, a quanto pare pieno di giostre e attrazioni, chiuso per restauri nel periodo in cui siamo andati.
La Sirenetta invece, fuori zona, in una zona portuale senza niente intorno, abbiam proprio pensato di non andare a salutarla, Hans Chrstian Andersen non ce ne vorrà, speriamo.
Molto interessante la visita alla Glyptoteket, la collezione privata del figlio di Jacob Christian Jacobsen, fondatore della birreria poi impresa industriale Carlsberg. La collezione spazia dall’arte antica (egizia, etrusca, romana) alle quadrerie e alle sculture di autori danesi ma sopratutto francesi (Gauguin, Manet, Degas, Rodin…) dal Rinascimento fino al 1950.
Se siete stanchi di anticaglie andate ad ammirare il Black Diamond, l’estensione moderna della Libreria Regale, con una vetrata gigantesca che si specchia sul canale Nyhavn
e custode dei preziosi scritti di H. C. Andersen (non te la sei presa per la cosa della Sirenetta, vero?) e di Søren Kirkegård (che vuol dire Cimitero in danese). Allungate ancora un po’ il percorso e vi troverete dentro Christiansborg, il castello dove la regina dà ricevimenti ufficiali.
Se amate la letteratura e siete disposti a spostarvi al capolinea della metro grigia c’è il paese di Helsingør e lì vicino il castello di Kronborg, dimora dell’Amleto di Shakespeare. Sempre verso nord a qualche km si trova anche la casa museo di Karen Blixen.
Tornando in città, il parco di Frederiksberg e lo Zoo al suo interno sono l’ideale per una passeggiata se siete stanchi di stare al chiuso. Sono anche luoghi privilegiati per chi volesse studiare i danesi più da vicino. Non hanno niente di teutonico e, lingua a parte, ben poco di ariano. Sono biondi, sì, ma anche rossi, castani, mori, alti, bassi e a mezza via. L’abbigliamento e l’acconciatura non sono segnali distintivi. Il sistema più sicuro per scoprire la differenza tra un europeo del sud e uno del nord è metterli davanti a un concerto, anche di un artista di strada: quello che subito comincerà a battere le mani e ad ancheggiare, è il pigro e inefficiente meridionale; il nordico, impassibile, si chiederà solo perché non ha mai con sé l’ascia bipenne quando serve.
Noterete una cosa strana, per noi italici a rischio crack demografico: un sacco di famigliole coi passeggini, anche in bici. E non si tratta di nonni alle prese coi nipoti appioppatigli da indaffaratissimi genitori. No, no, si tratta proprio di bambini coi genitori (in ogni tipo di combinazione: donna-donna/donna-uomo/uomo-uomo, qui il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legge dal 1989 ). Anzi, il grande mistero che ci accompagna da quando io e mio fratello siamo tornati è: dov’erano tutti i vecchi? li hanno ibernati? Li hanno buttati nelle paludi come l’uomo di Grauballe? Ci auguriamo che siano al caldo, su una sdraio, in qualche paese sudamericano a godersi la pensione, degni discendenti dei loro avi esploratori.
Dimenticavo, il segreto per essere più stimati e famosi della regina Margherita II: diventare un designer di lampade. Le vetrine dei negozi le espongono con un insistenza che non ha pari con ogni altro articolo casalingo e se anche voi aveste visto il sole sbucare, luce gialla vitale, fuori dalle nubi plumbee di febbraio dopo quattro giorni di cielo coperto, sareste d’accordo.
Luca Zirondoli (testo) – Matteo Zirondoli aka Beta Zeta (foto)