Ogni tanto facciamo un giro a trovare gli scrittori. Siamo stati da Tondelli e poi da Fenoglio, nel nostro ultimo giro, siamo andati da Cesare Pavese. Abbiamo puntato verso Santo Stefano Belbo, nel cuore delle Langhe, in provincia di Cuneo. La presenza di Pavese è molto forte, appena arrivati al cimitero del paese, subito ci si imbatte in una targa che da indicazioni sui suoi luoghi.
É, ovviamente, una presenza importante. Benchè nato per caso da queste parti – la famiglia trascorreva qui le vacanze, ed essendo nato in agosto, qui si è ritrovato a nascere – Pavese rimane molto legato a questa terra, a questo paesaggio, a queste storie. I suoi libri, i suoi personaggi avranno tutti un forte legame con questo territorio, le persone, gli amici, saranno i protagonisti dei suoi racconti. Rimarrà sempre diviso tra un’anima cittadina, radicata a Torino dove ha sempre vissuto, e un’anima rurale con le radici ben piantate a Santo Stefano Belbo. La tomba, in precedenza ospitata a Torino, è stata trasferita a Santo Stefano solo pochi anni fa. La sistemazione non è delle migliori, ci si aspetterebbe qualcosa di più per un autore tanto importante, invece la si ritrova appena entrati, sulla sinistra. Appare quasi un po’ provvisoria, senza alcun fronzolo, al limite della noncuranza, senza enfasi sicuramente. Considerata la vita di Pavese, probabilmente avrebbe trovato il tutto perfettamente consono.
Lasciato il cimitero, appena fuori il paese, torniamo verso il centro, e ci dirigiamo verso la Fondazione Cesare Pavese che ospita un piccolo museo e una biblioteca.
Per la modica cifra di 5 euro è possibile fare una visita guidata alle sale del museo, alla casa natale di Pavese e alla bottega dell’amico fraterno Pinolo Scaglione, il Nuto de La luna e i falò. La nostra guida è uan ragazza giovane e preparata, ci porta tra le sale del piccolo museo, tra libri letti da Pavese, prime edizioni delle sue stesse opere, omaggi di artisti, edizioni straniere, una mostra fotografica firmata Mario Dondero sui luoghi che hanno caratterizzato la sua vita: le Langhe, Torino, Brancaleone in Calabria, durante il confino. Ci sono gli oggetti di Pavese, come la pipa, le penne e gli occhiali e anche il suo ultimo messaggio, l’ultimo lascito letterario prima di mettere fine alla sua vita.
Dopo aver lasciato i locali del museo, ci dirigiamo in quella che fu la casa di vacanza della famiglia per molti anni, almeno fino alla morte del padre di Pavese. Dopodichè la madre decise di vendere la casa, per questo motivo dai 20 anni in avanti, molto spesso il giovane Cesare sarà ospite dell’amico Scaglione. All’interno della casa non c’è più nulla di quello che era al tempo, alle pareti ci sono pezzi di storia della vita di Pavese, come le sue foto segnaletiche scattate prima di andare al confino, le foto delle donne che sono in qualche modo entrate nella sua vita. Dalla prima fidanzata antifascista, le cui lettere gli costeranno appunto la condanna al confino, fino alla giovane e bellissima attrice americana che lo tratterà con freddezza. Ci sono immagini delle pagine del diario, quelle che comporranno il Mestiere di Vivere anni dopo. Il giorno del suo arrivo al confino, a Brancaleone, in Calabria, a più di mille kilometri da casa, lontano dalle colline e dalla sua Torino scrive: “Al confino e buona notte!”
Qualche centinaio di metri più avanti, sulla strada che porta a Canelli, si trova la casa laboratorio dell’amico Scaglione. Attualmente ancora di proprietà della famiglia, la parte del laboratorio è stata donata alla Fondazione. All’interno si possono vedere ancora tutti gli strumenti della falegnameria, le famose bigonce e alcuni pannelli illustrativi che raccontano il rapporto tra Nuto e Pavese. In un’altra sala invece sono raccolte le grandi passioni dell’amico di Cesare: la musica, il clarinetto e la letteratura.
Il breve viaggio nel mondo di Cesare Pavese si ferma qui. Riprendiamo la strada e saliamo verso Moncucco, su una delle tante colline che delineano il paesaggio. Affacciati sul verde delle vigne, ripensiamo all’ultima volta che abbiamo letto La Bella Estate e la voglia di leggere ancora qualcosa sta tornando rapidamente a galla. L’aria è fresca quassù, mentre il caldo estivo si fa sentire, poco più a valle. Chissà com’era qui in quegli anni, chissà cosa pensava mentre girava per questi colli, tra profumi di vino e agnolotti, tra ricordi di infanzia e infatuazioni per giovani donne lontane. Chissà cosa si provava a leggere l’Antologia di Spoon River per la prima volta, entrare in contatto con una letteratura così diversa, dirompente, lontana da certi schemi. Chissà com’erano le case editrici di allora, com’era vissuta al cultura, la vita politica, gli incontri. Per un attimo vorremmo sederci su una pachina, all’ombra della chiesa, con i piedi nell’erba e una raccolta di racconti da leggere.
Santo Stefano Belbo è in provincia di Cuneo, nel cuore delle Langhe. Si raggiunge facilmente in auto, da Milano in poco meno di due ore.
Vi consigliamo vivamente una visita alla Fondazione Cesare Pavese, in piazza Confraternita. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare una guida molto preparata, giovane e indubbiamente con una grande passione per Pavese, il che ha reso la visita davvero molto piacevole.
Abbiamo mangiato nel primo posto che abbiamo trovato, vicino al grande parcheggio nella piazza del mercato. Come spesso accade da queste parti, e in generale in provincia, si finisce per mangiare e bere bene, spendendo poco.
Un’ultima cosa: qualcosa di Cesare Pavese, quest’estate, noi lo leggeremo sicuramente.