Il mio migliore amico è uno scout.

Il mio migliore amico è uno scout che considera i dintorni di Cinisello Balsamo e la val Codera il suo mondo.

Il mio migliore amico scout nel corso della nostra amicizia mi ha vista girare moltissimi angoli del mondo, tornare entusiasta e raccontargli quanto meglio del nostro paese il mondo là fuori è.

Il mio migliore amico scout non ha mai pensato che sbagliassi ma, a volte, e abbastanza di frequente, mi ripeteva: “dovresti vedere la val Codera, almeno una volta”.

Ci sono voluti dieci anni, due amiche straniere e un weekend di giugno per convincermi che, sì, forse era tempo di visitare la Val Codera. E per fortuna.

La Val Codera è una valle inaccessibile alle auto, situata in provincia di Sondrio ma, a tutti gli effetti, in cima al lago di Como. 118 kilometri dal cancello di casa mia, e mi ci sono voluti 10 anni per raggiungerla.

Il programma del weekend è il seguente:

  • Partenza per Novate Mezzola sabato in tarda mattinata
  • Domenica di camminata fino a Codera (e ritorno)
  • Lunedì in kayak sul lago

Il meteo non è dei più promettenti, ma riusciamo comunque ad arrivare a Novate Mezzola venerdì pomeriggio e arriviamo persino a tuffarci nel lago per un bagno gelido da mozzare il fiato che dura circa 20 secondi (sicuramente meno di 30).

Domenica mattina è prevista pioggia, ma noi decidiamo comunque di partire alla volta di Codera: si prevedono 2h di camminata, di cui la parte iniziale fortemente in salita, arrivo a Codera per pranzo e discesa nel pomeriggio.

Da Novate Mezzola, si seguono le indicazioni per il parcheggio da cui parte il sentiero (via Roma, via Mezzolpiano quindi Via Castello), che si rivela essere una mulattiera molto ripida, ma gli scalini sono ampi e ben tenuti. Unico problema: inizia a piovere e noi, in canottiera e pantaloncini, iniziamo a inzupparci, sotto gli sguardi pieni di compassione di un attrezzatissimo gruppo scout che incrociamo sulla strada, preparato a ogni evenienza, pioggia in primis.

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Dopo circa 45min di ripida salita (e viste mozzafiato), arriviamo al mini alpeggio di Avedee, incrociando altri escursionisti e diversi rustici abbandonati. Il momento più bello della camminata è quando, conclusa la salita sulla mulattiera, arriviamo al primo tratto pianeggiante vicino a una piccola chiesa (e a una fontana con acqua potabile), da cui scorgiamo, da lontano, il paese di Codera: isolato da tutto il mondo, circondato dalle montagne, raggiungibile solo a piedi.

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Una volta superata chiesa e fontana, c’è ancora una mezzoretta a separarci dal paese. Incrociamo un runner che ci dice che lui, di corsa, ci ha messo 15min ad arrivare da Codera a dove siamo noi, ma ci avvisa che sì,  noi ci metteremo di più.

Proseguiamo curiose, in discesa e poi sotto una galleria che protegge dalla caduta rocce, per arrivare a Codera verso l’una, affamate e contente. Codera è un complesso di una decina di case in pietra, due rifugi, un cimitero (a inizio paese) e una chiesa (anche questa a inizio paese). Alcune persone abitano in paese tutto l’anno, la maggior parte vengono qui durante la bella stagione per le (tante) attività che organizza l’Associazione Amici Val Codera.

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Dopo aver esplorato il paesino, ci sediamo a uno dei tavoli del Rifugio Osteria Alpina dove,  in occasione di un weekend dedicato al tema dei legumi (con mostre, mercatino e conferenze) e mangiamo. Pasta e fagioli per Kim, polenta taragna e salsiccia per me e Magda. Per dolce: una selezione di torte fatte con farina di legumi.

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Chiacchieriamo con i membri dell’associazione, riposiamo le gambe e dopo un’oretta ci rimettiamo in cammino. Non vogliamo tornare sullo stesso sentiero, quindi decidiamo di scendere dall’altro lato della montagna, passando per San Giorgio e percorrendo un breve tratto del sentiero del Tracciolino. Il ritorno è più stancante, ma non meno appagante. Una volta arrivate a San Giorgio, ci godiamo la vista di Codera da lontano e ci sembra di aver conquistato con le nostre gambe un piccolo angolo di mondo. Un piccolo angolo speciale.

Scendiamo a Novate Mezzola lungo una serie di tornanti molto ripidi, che sfiancano le ginocchia e ci lasciano sfinite. Arriviamo in casa poco prima che si scateni un fortissimo temporale: ce lo godiamo dal soggiorno, con la porta aperta sul prato di fronte a casa.

La mattina dopo, mentre Kim ancora dorme, io e Magda andiamo a salutare il lago prima di partire, e lo troviamo deserto, calmo e sotto un cielo meravigliosamente terso. È qui, in questo momento, che penso che tutto sommato questo angolo di mondo assomiglia alla mia Nuova Zelanda. Guardo Magda e anche lei annuisce: siamo state in Nuova Zelanda a gennaio e anche lei ce l’ha ancora negli occhi.

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Ripartiamo lentamente verso Milano lunedì mattina, fermandoci a Colico per pranzo. Codera ci ha sorprese, sfinite, riempite. Ed è solo l’inizio di una valle che si estende nel cuore delle Alpi, fino a Bresciadega e al rifugio Brasca. Un mondo quasi completamente nascosto e meravigliosamente inaccessibile. A meno che non si abbia voglia di camminare.

E, a noi, la voglia è rimasta.

INFO PRATICHE:

Orsu.it e Paesidivaltellina.it danno informazioni più precise sul sentiero fino a Codera (e oltre). I sentieri che abbiamo percorso noi non sono per esperti escursionisti, ma dovete essere pronti a salite ripide, quindi un po’ di allenamento ci vuole.

la calanda novate mezzolaAbbiamo dormito in un piccolo e splendido bed and breakfast a Novate Mezzola, si chiama La Calanda e si può prenotare su airbnb. Dalla Calanda si arriva a piedi sia al lago di Novate Mezzola sia all’imbocco del sentiero per Codera (in 5min).

A cena, ci siamo spinte fino a Chiavenna, dove abbiamo mangiato al Crotto Ombra e alla Trattoria dell’Uomo Selvatico, entrambi con ottimi piatti tipici. Anche Chiavenna si è rivelata una bella scoperta, per una gita in giornata partendo da Milano.

La val Codera, per concludere, è ricca di leggende. Ne trovate un’interessante raccolta in questo sito.