Ci sono città e città.
Ci sono città di cemento e corpi, città che ti ricordano costantemente che il mondo non appartiene più a se stesso, ma agli umani, che ne hanno invaso ogni angolo, riempito ogni spazio, scoperto ogni lato nascosto.
E poi ci sono città che sono ponti e promemoria. Città che, nonostante l’inevitabile cemento, e i corpi che le abitano, ti ricollocano prepotentemente in una natura che troppo spesso accantoniamo.
Auckland è una città promemoria, dove da quasi ogni strada si colgono frammenti di mare. E anche Vancouver, ora lo so, è una città così.
Arriviamo in aeroporto con il volo diretto da Parigi (costo di circa 1000 per Parigi-Vancouver, Seattle-Parigi con AirFrance), pronte a scoprire un paese di cui sappiamo ben poco. Il Canada è spesso dipinto come il fratello tontolone degli Stati Uniti, e i canadesi come una versione molto più rilassata degli americani. In Italia di Canada non si parla molto, così arrivo in città senza troppi preconcetti e senza aspettarmi nulla di particolare.
PRIMO GIORNO: Lasciamo gli zaini all’ostello Hostelling International Vancouver Central (circa 100 euro a notte per una doppia con bagno) e ci incamminiamo verso la digital orca e il Vancouver Convention Centre, entrambi affacciati sul porto. E il centro, incastonato tra English Bay e il Vancouver Harbor, è una strana combinazione di moderni complessi di vetro, edifici industriali in mattoni rossi e palazzi in art déco, come lo storico Marine Building. Una strana combinazione di stili che rende il paesaggio urbano armonioso e sfaccettato.
Altrettanto sfaccettato è il paesaggio umano: per le strade del centro incontriamo moltissime coppie miste e persone di ogni cultura, credo e religione. Gli stili architettonici e gli stili di vita, diversissimi tra loro, si integrano perfettamente, facendomi pensare che se esiste una città davvero multietnica e globale, forse è Vancouver.
La conferma arriva quando dal centro iniziamo a spostarci verso Gastown, il quartiere più antico della città, dall’animo vittoriano e dallo stile alternativo, fino a Chinatown e ai giardini giapponesi nel cuore della città, lungo il porto e tra i viali alberati. Il mare è onnipresente, un po’ come ad Auckland, e con lui le montagne sullo sfondo e il verde, che fa capolino tra semafori, su terrazzi, in parchi e parchetti, ricordandoci che, in fondo, le città non sono altro che spazi presi in prestito e occupati, in cui la natura cerca lentamente di riconquistare angoli.
Dopo aver camminato circa 15 chilometri nel centro della città, ci concediamo una pausa in ostello prima di andare al Fox Cabaret, dove suonano i Timber Timbre, canadesi doc. Nei nostri viaggi, io e Kim abbiamo tacitamente stabilito la tradizione di dedicare almeno una delle nostre tappe/serate a concerti di artisti locali. In Nuova Zelanda avevamo visto Fat Freddy’s Drop in un pub di campagna. Qui c’è Timber Timbre in un ex cinema porno che, di porno, ha solo le luci rosse ora. A fine concerto, ci accorgiamo di non aver cenato e decidiamo che l’ultima esperienza culturale della prima giornata in Canada deve essere la poutine.
Ecco, la poutine è un viaggio culinario che non consiglierei nemmeno al mio peggior nemico. Piatto 100% canadese (viene dal Quebec), si compone di patate fritte ricoperte di formaggio fuso e intingolo il cui scopo principale sarebbe tenere al caldo le patate fritte, ma che invece riescono solo a rendere le patate fritte, che dovrebbero essere croccanti, mollicce. Il risultato è un composto dal sapore micidiale e dalla consistenza ancora peggiore. Riusciamo a mangiarne solo due bocconi, prima di dover correre ai ripari bevendo una Coca Cola e ordinando patatine fritte normali, grazie.
SECONDO GIORNO: Anche oggi non piove e noi, avendo solo 72 ore per visitare tutta la città e volendola visitare tutta, scegliamo di esplorarla su due ruote. Noleggiamo due bici da Cycle City Tours And
Qui pranziamo scegliendo piatti di quattro cucine diverse: libanese, coreana, giapponese e vietnamita. Condiamo il tutto con una manciata di frutta fresca e ci rimettiamo in sella, destinazione Stanley Park, ritornando in città lungo la pista ciclabile di False Creek, con lo sguardo sempre puntato sul meraviglioso skyline della città.
Stanley Park, il meraviglioso parco accoccolato su una penisola nel cuore della città.
Se a questo punto vi state chiedendo com’è pedalare a Vancouver, non dovete preoccuparvi. Vancouver è letteralmente ricoperta di piste ciclabili e di strade ciclabili. Oltre alle normali piste riservate solo ai ciclisti, in città ci sono strade condivise da automobilisti e ciclisti alternate a strade più piccole accessibili solo ai ciclisti. Se il tempo lo permette, la bici è un mezzo di trasporto fantastico. Fatevi spaventare non dalle auto ma dalle salite ripide.
Stanley Park è abbracciato da una pista ciclabile che ne segue tutta la costa, con parchi, punti di ristoro e una splendida vista a quasi 360 gradi sulla baia. Il parco è ricoperto da una foresta di alberi secolari. Prendetevi tutto il tempo per godervelo e per fermarvi in una delle tante spiagge a disposizione.
A cena Kim ha fatto i compiti a casa e sfodera la lista di ristoranti che vuole provare. Finiamo da Kingyo, un piccolo ristorante izakaya dove mangiamo ottimi piatti giapponesi spendendo meno di 50 euro in due (vino incluso).
TERZO GIORNO: Ci svegliamo tardi e ci concediamo un brunch da The Nosherie. Porzioni abbondanti, ottimo caffé e uova fantastiche prima di andare in aeroporto a ritirare la macchina che ci porterà in giro per il Canada, fino a Calgary.
Prima di dirigerci a nord e poi nell’entroterra, salutiamo Vancouver con una nuotata nella piscina di Kitsilano. Kitsilano è un quartiere tranquillo poco fuori dal centro, ed è dotato di una spettacolare piscina pubblica all’aperto di 137 metri, dove nuotano impiegati e studenti in pausa pranzo. Se amate nuotare, questa piscina vale il detour ed è uno dei ricordi più belli che ho della città.
Nota a margine #1: Al contrario della gran parte degli altri paesi dove ho noleggiato auto, il Canada applica una tassa aggiuntiva se si decide di noleggiare un’auto in un aeroporto e di consegnarla in un altro. Noi non ne sapevamo niente e abbiamo dovuto sborsare 250 dollari in più su una cifra di noleggio già abbastanza alta. Controllate bene il contratto di noleggio per non aver sorprese.
Nota a margine #2: Uscite da Vancouver, ci siamo dirette a nord, lungo la Sea to Sky Highway, una delle strade più panoramiche al mondo. Se avete tempo, vale la pena di fare una giornata in auto per godervi la strada, le cascate, le camminate e i fiordi che si trovano lungo il percorso, inclusi paesini come Squamish, piccole comunità di hippie appassionati di montagna.