Paolo e Lindsay sono in viaggio da parecchio a bordo di una simil-Vespa. Hanno iniziato mettendo come prima meta l’Australia e in questi giorni si trovano in Kirghizistan, da dove hanno risposto alle nostre domande.
NBM: Come prima cosa raccontateci un po’ com’è nata l’idea di viaggiare con la vespa e come avete scelto le vostre destinazioni.
PZ: L’idea di viaggiare con la Vespa nasce dall’esigenza di muoversi con indipendenza senza seguire orari di treni o autobus e decidere dove e quando fermarci. L’ipotesi della bicicletta, dopo un tentativo fallimentare, si è rivelata troppo faticosa da un punto di vista più mentale che fisico. Troppo lento. Ci voleva qualche cosa appena più veloce ma non troppo. La scelta è caduta su questo mezzo dalle linee straordinarie che affascina ad ogni latitudine. Per quanto riguarda gli itinerari. Il primo viaggio Budoia – Melbourne è nato dalla voglia di Oriente e dall’idea di raggiungere parte della famiglia di Lindsay che vive proprio a Melbourne.
Il secondo viaggio tra Messico e Centro America è nato in realtà quando di chilometri a Melbourne ne mancavano ancora parecchi. L’idea era concentrarsi in un’area più ristretta e con forti similitudini culturali.
Quello che stiamo portando avanti in questo momento ha come obiettivo finale il rientro in Italia (dopo 5 anni) ed è diviso in tre parti la parte della penisola Arabica con gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman e quella del mio grande sogno fin da ragazzino dell’Asia Centrale e la terza che è la fase di rientro verso l’Italia.
Un occhio alle stagioni è importante nella pianificazione dei viaggi per cercare di non incappare in giornate di pioggia torrenziale, tormente di neve o caldo torrido.
NBM: Avete avvertito un cambiamento in voi, come persone, dal vostro primo viaggio a quest’ultimo?
PZ: Qualsiasi viaggio di lunga durata, in qualsiasi modo lo si faccia, cambia il viaggiatore. L’intensità delle giornate quando si vaga per il mondo fa sì che 8 mesi di viaggio equivalgano a 3 anni di vita “regolare” in termine di esperienze vissute. Capita di fare un riepilogo a fine giornata rendersi conto di quanto intensamente si siano vissute le ultime 8-10 ore. Capisci che tutte queste emozioni (positive o negative) alla fine dei conti ti modellano. E la persona che arriva dopo un lungo viaggio non è la stessa che è partita mesi prima. Considerando solamente gli ultimi due viaggi di 14 mesi e di 8 mesi notiamo un profondo cambiamento. Un cambiamento positivo, direi. Sempre più aperti verso il diverso, sempre più assetati di conoscenza e chiaramente con un bagaglio di esperienze molto più vasto.
NBM: Quali sono state le cose che si sono rivelate molto differenti e quali invece avete trovato più vicine a voi lungo il vostro cammino?
PZ: Le grandi differenze sono sicuramente le culture dei paesi che abbiamo attraversato. Religione, cibo, lingue, architettura, stile di vita. Soprattutto nel primo viaggio dove abbiamo attraversato Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, India, Nepal, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Timor-Est ed Australia, le differenze sono state molto più marcate. Il secondo viaggio Messico, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras, Costa Rica, Panama e Belize (non in ordine esatto) da quel punto di vista è stato più lineare.
Le cose in comune sono senza ombra di dubbio il numero di persone eccezionali che abbiamo incontrato lungo il cammino.
NBM: So che è difficile da dire, ma qual è stato il posto più bello che avete visitato?
PZ: Domanda che non può avere una sola risposta! La lista dei luoghi è lunghissima. Tutte le nazioni che abbiamo attraversato hanno lasciato un segno. Diciamo che senza troppo riflettere (altrimenti la memoria si riempie di fotogrammi e faccio fatica a decidere) ne dico tre:
1) la strada che da Chalus sul Mar Caspio conduce verso Teheran;
2) Rameswaram in India ed il lembo di terra che si allunga verso lo Sri Lanka;
3) la città di Guanajuato in Messico.
Questo è il risultato di oggi Domenica 2 Aprile. Se me lo chiedi domani ne tiro fuori tre completamente differenti!
NBM: E invece il posto che più vi ha deluso?
PZ: Talvolta dove la presenza dell’industria turistica è più massiccia (spesso località di mare) si prova un briciolo di sconforto e si percepisce un cambiamento nell’atteggiamento della popolazione locale che si trasforma in un prurito che ti spinge a mettere in moto e spostarti in un’altra località.
NBM: Ci sono stati incontri con una persona o più persone che non dimenticherete mai?
PZ: Una sfilza di iraniani con i quali siamo tutt’oggi in contatto. Diversi moto/vespa club incontrati tra Messico, El Salvador, Costa Rica, Singapore. I migranti centroamericani di cui ho parlato anche nel mio libro “Inseguendo le ombre dei colibrì” sono senza dubbio persone che con le loro storie hanno colpito nel cuore.
NBM: C’è un posto dove vorreste sicuramente tornare un giorno? E perché?
PZ:In India senza ombra di dubbio, perché nonostante i più di 12.000 chilometri percorsi, ci sono ancora diversi angoli del paese che meritano di essere visitati. Il Pakistan per completare la Karakorum Highway, una strada di uno splendore unico che da Islamabad porta al confine cinese in un ambiente di rara bellezza.
NBM: Come riuscite a finanziare viaggi così lunghi?
PZ: Lavorando io come programmatore e Lindsay come infermiera e, soprattutto, risparmiando moltissimo quando non siamo in viaggio. Durante i viaggi si cerca di minimizzare le spese, campeggiando quando possibile.
NBM: Quali sono stati i momenti in cui avete pensato “ma chi ce l’ha fatto fare”? E ci sono stati attimi in cui vi siete sentiti in pericolo?
PZ: Pensandoci bene nel viaggio “Budoia – Melbourne”, la tappa iraniana da Bam a Zahedan è stata una tortura per via di un vento violentissimo che non ha cessato per un solo minuto. Sebbene il paesaggio fosse di una bellezza struggente, quel giorno abbiamo maledetto il fatto di non essere al riparo in una macchina, un bus, un treno. Qualche episodio al limite della pericolosità a Tegucigalpa in Honduras ma schivato in tempo. Capita a volte di trovarsi in situazioni di potenziale pericolosità (in alcune periferie) ma niente di particolarmente preoccupante.
NBM: Per concludere, il prossimo viaggio?
PZ: Quello che stiamo portando avanti che ci vedrà sulle strade dell’Asia Centrale e che prevede il rientro in Italia. Abbiamo non meno di 7 mesi di viaggio davanti a noi. C’è qualche cosa che bolle in pentola una volta terminato questo tour ma è prematuro parlarne!
Se volete saperne di più, potete leggere il racconto completo di questa avventura nel libro di Paolo.
Ora li lasciamo al loro lungo viaggio, di kilometri da percorrere ne hanno ancora parecchi da fare. Noi non possiamo che augurare loro: Buona Strada!